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Cap. XXIX.
rate Ruffino, de’ piú nobili uomini d’Ascesi, compagno di sancto Francesco et uomo di grande santità, fu un tempo fortissimamente combattuto e tentato nella anima dal dimonio della predestinazione. Di che elli istava tutto malinconoso e tristo; imperò che il demonio gli metteva pure in cuore ch’elli era dannato, e non era de’ predestinati a vita eterna, e ch’elli sí perdea ciò ch’elli faceva nell’Ordine. Durando questa tentazione piú e piú dí, et elli per vergogna non lo revelava a sancto Francesco: nondimeno, elli non lasciava di fare le orazioni e la astinenza usata; di che il nemico gli cominciò a giugnere tristizia sopra tristizia, oltre alla battaglia dentro, combattendolo anche di fuori con false apparizioni. Onde una volta gli apparve in forma di Crocefisso e dissegli: - O frate Ruffino, perché t’afriggi tu in penitenzia et in orazioni, con ciò sia cosa che tu non sia de’ predestinati a vita eterna? E credimi, però che io so cui io ò eletto e predestinato; e non credere allo figliuolo di Pietro Bernardoni, se egli