insieme: — Guai a noi miseri isventurati, come dure pene dello inferno ci aspettano, i quali andiamo, non solamente rubando i prossimi e battendo e ferendo, ma eziandio uccidendo; e nondimeno di tanti mali e di cosí iscellerate cose, come noi facciamo, non abbiamo niuno rimordimento di coscienza, né timore di Dio; et ecco questo frate sancto che è venuto a noi, e per parecchie parole che elli ci disse giustamente per la nostra malizia, ci à detto umilemente sua colpa; et oltre a ciò, sí ci à recato il pane e lo vino, e cosí liberale promessa dello sancto padre. Veramente questi frati sono sancti di Dio, quali meritano paradiso: e noi siamo figliuoli della eterna dannazione, li quali meritiamo le pene dello inferno, et ogni di acresciamo la nostra perdizione, e non sappiamo se de’ peccati che noi abbiamo fatti insino a qui, noi potremo trovare misericordia da Dio! — Queste e simiglianti parole dicendo l’uno di loro, dissono gli altri due: — Per certo tu dí il vero; ma ecco: che dobbiamo noi fare? — Andiamo, — disse costui, — a sancto Francesco, e s’egli ci dà isperanza che noi possiamo trovare misericordia da Dio de’ nostri peccati, facciamo ciò ch’elli comanda e possiamo liberamente le nostre anime delle pene dello inferno iscampare. — Piacque questo consiglio agli altri, e cosí tutti e tre accordati, se ne vennono in fretta a sancto Francesco e dissongli cosí: — Padre, noi, per molti et iscellerati peccati che noi