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minciò ad avere grande compunzione e pentimento de’ suoi peccati, e a piagnere amarissimamente; sicché, mentre che lo corpo si mondava di fuori della lebbra per lavamento d’acqua, l’anima si mondava dentro dello peccato per la contrizione e per le lagrime. Et essendo compiutamente sanato quanto allo corpo e quanto all’anima, umilemente si rendé in colpa e dicea piagnendo ad alta voce: — Guai a me, ch’io sono degno dello inferno per le villanie et ingiurie ch’ò fatte a’ frati, per la impazienzia e bestemie ch’io ò auto contro a Dio! — Onde per xv. dí perseverò in amaro pianto de’ suoi peccati, et in chiedere misericordia a Dio, confessandosi allo prete interamente. E sancto Francesco, vedendo cosí espresso miracolo, il quale Iddio avea adoperato per le mani sue, ringraziò Iddio e partissi indi, andando in paese assai di lunge; imperò che per umiltà volea fuggire ogni grolia mondana, et in tutte le sue operazioni solo cercava l’onore e la grolia di Dio, e non propria. Poi, com’a Dio piacque, il detto lebbroso, sanato dello corpo e della anima, dopo xv. dí della sua penitenzia, infermò d’altra infermità, et armato delli sagramenti ecclesiastici si morí santamente, e la sua anima, andando a paradiso, apparve in aria a sancto Francesco, che stava in una selva in orazione, e dissegli: — Riconoscimi tu? — Qual se’ tu? — disse sancto Francesco. Et elli disse: — Io sono il lebbroso, il quale Cristo benedetto sanò per gli tuoi meriti,