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capitolo xi. 43

la cosa piccola, perch’ella può avere crescimento, siccome tutto giorno si vede. Della liberalità si legge in Alessandro, come un povero domandò al re Alessandro un danaro, ed egli gli diè una città, e il povero disse che così grande dono non si convenia a lui. Alessandro rispose: Io non guardo a quello che ti si convegna ricevere, ma a quello che a me si conviene darti. Lo re Antigono fece tutto lo contrario un’altra volta. Volendo trovare cagione di negare il servigio, disse a uno servo che gli chiedea alcuna piccola grazia, che non si convenia a sì grande signore donare sì piccola grazia. E in questo modo si levò da dosso il servo suo senza fargli alcuna grazia.


CAPITOLO XII.

Del vizio dell' avarizia appropriata alla botta.

Avarizia è contrario vizio della liberalità: secondo che dice Tullio, che la soperchia cupidigia d’avere si è in acquistare ingiustamente, e in tenere quello ch’è da rendere, e in lassare guastare le cose che egli ha, innanzi che volerne dare ad altrui. Nella Somma de’ vizj si trova che quegli è propriamente avaro che ritiene quello che dee spendere, e dispende quello che dee tenere. Santo Gregorio dice: In tutte le cose del mondo si truova qualche fine, se non nella avarizia, che non si sazia mai. E puossi appropriare l’avarizia alla bòtta, che vive di terra, e per paura che la terra non le