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capitolo x. | 37 |
CAPITOLO X.
Del vizio della crudeltà appropriata al basilisco.
Crudeltà che è contrario vizio della misericordia, secondo che dice Andronico, si è di cinque modi: la prima si è non avere mai alcuna compassione d’altrui; la seconda si è non sovvenire di quello ch’e’può all’altrui miseria; la terza si è non volere perdonare ad altrui l’offese; la quarta si è volere punire altrui d’alcuna cosa più che si convenga; la quinta si è ferocità d’animo, cioè offendere altrui senza cagione. E puossi appropriare la crudeltà al basilisco, il quale si è uno serpente che uccide altrui pur guardandolo, nè mai ha in sè alcuna misericordia: chè s’egli non truova altro da potere attoscare, si attosca gli álbori pure con uno sufolo che fa; e l’erbe che gli sono intorno fa seccare per lo fiato che gli esce di corpo, ch’è così rio. Della crudeltà dice Jesus Sirac: Non essere come il lione nella tua casa, che non ha misericordia de’ suoi sudditi. Massimiano dice: Più vil cosa non è nel mondo d’una vile persona montando in istato. Ermes dice: Non dare afflizione allo afflitto, perch’egli non caggia in disperazione. Cassiodoro dice: Sopra tutte le crudeltadi del mondo si è a volere arricchire del sudore altrui. Della crudeltà si conta in Ovidio, ch’essendo innamorata Medea di Giasson, ella gli tenne dietro, e menò un suo fratello seco, e si lo uccise, e