Pagina:Anonimo - Egloga pastorale di Flavia, Pentio, Venezia 1528.djvu/7

Se ben mi fusse fatto latrocinio
del latte ,de la lana, o del mio Zanio
120non curo vadi el mondo in esterminio.

Silverio
Questo chi odo mi par tanto stranio

che mi sconforto udirti udirti, o car Filenio
e quanto più ripenso allor più insanio
Dove è la tua saviezza? dove il tuo ingenio?
125ov’el tuo buon cervello, el tuo consilio?
e il senno da uom già gionto al senio?
Tu agli afflitti suoli dar ausilio
e consolare ciascun che in pena truovasi
e or te stesso cader lassi in esilio.
130Quanto più stimi il mal tanto più nuovasi
e de l’om la fortuna e la prudenza
in negli affanni si connosce e provasi
Chi nel principio non fa resistenza
ha el male adosso, e più tanto s’invetera
135che non cura remedio, o violenza
Deh torna al gregge tuo, torna a la citara
attienti al mio conseglio, e canta, e iubila
che nova occupazione, caccia la vetera
Se talor come vedi el ciel s’anubila
140ancor si schiara, e la lana rinascere
ogn’anno vedi, ancho la tosi e rubila.
Et colei che ti fa piangendo irascere
ti farà ancor il cor di gaudio accendere
va via ritorna il tuo armento a pascere
145Per certo a questi di mi parbe intendere
(essendo io al mercato con mie sportole
piene di cacio, e di capretti a vendere)