Pagina:Anonimo - Azioni egregie operate in guerra.pdf/94

86 Azioni di Generali

giorni seguenti, a dilatarla di peggio. Gli Svezzesi si difesero bravissimamente, finchè mancata la polvere, per non essere tagliati a pezzi, chiesero di rendersi. Ma l’Arciduca Leopoldo venuto al Campo, e sdegnato perchè le di lui prime istanze fussero state rifiutate dallo Slang, non volle riceverli, se non a discrezione. Circondati per tanto da Milizie armate, gli mandò a Ratisbona, dov’entrarono, e diedero gran mostra della preda fatta. Precedeva una Compagnia di Corazze Cesaree, portando inalberati ventisei Stendardi Nemici. Venivano dietro i Colonnelli, Capitani, ed altri Ufficiali prigioni a piedi. I soli quattro Generali maggiori camminavano a Cavallo, seguendo i Soldati gregarj, chi gli disse tre mila, e chi quattro, spogliati de’ loro abiti migliori, e attorniati da mille e ottocento Imperiali benissimo all’ordine. In ultimo le Carrozze delle Dame, ed altre Gentildonne del seguito degli Svezzesi.

Al favore del buon incontro, il Piccolomini persuase a non perder tempo, e a camminare indefesso per sopragiungere il Banner. Ma questi, avvisato della percossa ricevuta dallo Slang, erasi partito a passi ben ordinati verso la Sassonia. Giorno, e notte viaggiò dando scarsa quiete a’ Soldati. In poca distanza da Sveny trovò un sito vantaggioso, che aveva a due fianchi alcune paludi, e di dietro un bosco. Quivi posto in qualche sicurezza ebbe agio di fermarsi per ristoro delle milizie. In tanto mandò Guastatori, che con tagliate d’alberi attraversassero, e formassero sulla strada varie barricate, l’una più lontana dall’altra. Dietro a queste dispose maniche di Moschettieri scelti, i quali trattenessero colle scariche i Cesarei per qualche tempo. Poi gli uni, lasciando i primi posti, si ricoverassero alla difesa col favore de’ secondi, pronti a riceverli, e così di mano in mano. Fece abbruciare alquanti carri, che gl’imbarazzavano il viaggio. La notte poi passò la Selva, e si ridusse con ordine militare a Zuicau, dove fece alto come in luogo forte, che gli assicurava le spalle. Quivi trovò più Capitani Svezzesi, ed Alemanni con ajuti freschi in copia, che lo ingrossarono, e misero in istato di più non temere. Il Piccolomini erasi affaticato, per raggiungerlo, anco col prendere la strada più corta d’Egra. Obbligò la Cavalleria Svezzese, per non esser colta, a valicare, nuotando un grosso fiume. Sola una mezz’ora d’anticipato viaggio impedì, che il Generale Cesareo non gli arrivasse addosso, e non lo disfacesse. Ebbe bensì D. Ottavio a dolersi del Generale Gheleen, che dirigeva parte dell’Esercito, aggravandolo d’aver errato; perchè se questi fosse camminato diritto a Camb, allora il Banner non gli sarebbe sfuggito dalle mani. Le querele si acquietarono dall’autorità dell’Imperatore per non offendere il Bavaro, di cui quello era Generale.

Allora gl’Imperiali attesero a ricuperare colla forza alquante Piazze, e a guadagnare altre colle promesse. Sparsero un Editto Cesareo, pieno di benignità, e di clemenza, nel quale Cesare assicurava del per-