Pagina:Anonimo - Azioni egregie operate in guerra.pdf/86

78 Azioni di Generali

lo si ritirò a Tarragona contra il parere del Torrecuso. Il Re di Spagna malissimo soddisfatto della condotta tenuta dal Generale primario, lo depose dal comando, e surrogò alle di lui veci D. Federico Colonna Principe Romano in avanti Vicerè di Valenza. Capitato il Colonna sotto Tarragona all’esercito, lo rinvenne diminuito assai di forze. E perchè il Signor della Mota Odamourt Generale Francese s’avanzava con armata più potente, cinse il proprio campo con trinceramenti, per metterlo in sicuro. Ma non potette preservalo dalla fame, che in breve cominciò a travagliarlo; poichè anche dalla banda del mare l’Arcivescovo di Bordeos, Ammiraglio del Cristianissimo, colla flotta Navale impediva le vettovaglie, che venivano da quella parte. La penuria incomodò estremamente gli Spagnuoli, in modo che si ridussero a mangiar i Cavalli, i Cani, ed altri animali1. Il Colonna pose un regolamento provvido alla distribuzione de’ viveri. Ed egli medesimo si obbligò, ad osservarlo nella propria persona. Volle trattar sè medesimo come un semplice fantaccino, consumando solamente tanto, quanto si compartiva al minimo soldato. Col suo esempio animò tutti, a sopportare pazientemente quell’aspra fame, e colla sofferenza si mantennero la piazza, e le milizie fedeli al Re Cattolico, finchè giunse il soccorso. Giorno, e notte scorreva il Colonna con vigilanza indefessa, ora verso la campagna, ora verso il Mediterraneo; perchè niuno mancasse a’ proprj doveri, e tutti fossero assistiti con minor travaglio. Per tenere lontani i legni nemici, fece piantare alcune batterie, al favore delle quali piccioli bastimenti talora introdussero con che vivere. Con queste diligenze interruppe maggiori progressi a’ Francesi, e sostenne una Città, per cui in altro tempo la Corona di Spagna s’introdusse alla ricupera della Catalogna. A cagione de’ lunghi, e fieri patimenti di fame, e di sonno D. Federico Colonna s’infermò, nè ricevendo sollievo da’ rimedj, passò all’altra vita con sentimento grandissimo del Re, di tutta la Corte, e di quanti onoravano i gran pregi di spirito, e di azioni, che ornavano questo Principe. Ebbe un fratello per nome D. Carlo, che per dodici anni guerreggiò con lode nel Palatinato, in Fiandra, nel Monferrato sotto i stendardi del Re Cattolico. Introdotto dalla flotta navale di Spagna soccorso gagliardo in Tarragona, il Generale Francese Signor della Mota s’allontanò dalla piazza. Da questa uscì D. Ferrante di Monti Napolitano. Cacciò i Francesi da tutte le terre del vicinato. Acquistò colla forza il Castello d’Alforge. Unito ad altre truppe Spagnuole combattette col Mota, e lo ruppe con morte di mille nemici. Egli però rimase ferito in testa. Ciò non ostante proseguì la Campagna. Accresciuto da altre soldatesche condotte da D. Biagio Giannino Napolitano assaltò i Francesi trincerati sul Colle di Balaguer, lo superò, e s’impadronì della loro artiglieria.

  1. Co. Gualdo vite degli Uomini illustri. V. Colonna.