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e di Soldati Italiani. 75

essi fece bersagliare terribilmente i Regj. Questi, non potendo tenersi sotto il tormento di tante palle, dalle quali erano traforati i squadroni dalla fronte al centro, si ritirarono, per occupare nuovo sito. Il Piccolomini non diede loro tempo da ristabilirvisi. Precipitosamente scagliossi sopra di loro con tale impressione, che fece volger le spalle a que’ Squadroni. Spiccossi all’ora il Feuquieres colla propria riserva, rincorando i suoi a secondarlo. Ma anch’egli, incalzato dal Piccolomini, fu ferito gravemente, e circondato dagli Alemanni, fu fatto prigione. Scampati i Cavalli, la Fanteria fu abbandonata alla discrezione de’ Tedeschi, che penetrando attraverso i Battaglioni, ne fecero crudelissima strage. Sei mila rimasero sul campo, perdettero il Bagaglio, e dieci Cannoni con quantità di Ufficiali, datisi prigionieri. Quest’azione accrebbe la gloria, e gli applausi al Piccolomini. Il Re di Spagna lo rimunerò coll’infeudarlo del Ducato di Amalfi nel Regno di Napoli, e l’Imperatore lo volle in Alemagna, per assistere all’Arciduca fratello nella condotta degli Eserciti; e però esso Piccolomini dovette, compita la Campagna, rivolgersi di ritorno nell’Imperio. Frattanto, ottenuta la vittoria, fu di parere, che si assalisse la Francia su quella frontiera. A tal’effetto aveva addimandato al Cardinal Infante accrescimento di gente, per farvi una impressione gagliardissima. Affine poi di non perder tempo, aveva circondato Monson, Città nemica; se non ch’essendogli mancati i rinforzi, richiesti con gran premura, e avvicinatosi altro Esercito Francese, Egli, ch’era cautissimo, nel non accettare, o dar battaglia, quando non teneva fondamenti sodi di vincere, si ritirò ne’ Paesi Spagnuoli; tanto più che teneva ordini premurosissimi da Cesare, di non azzardar quelle Truppe veterane.

L’altro assedio, intrapreso da’ Francesi, fu quello di Salsas, Città a’ confini della Spagna sul Mediterraneo, così detta da un lago salso a lei vicino nel Contado di Rossiglione. Era stata superata dall’Esercito del Re Cristianissimo, comandato da Enrico Principe di Condè, e dal Maresciallo di Schomberg. Affine poi di assicurare quell’acquisto considerabile, che prestava l’adito al secondo di Perpignano, essi Generali vi lasciarono un corpo d’alcuni mille Soldati, racchiusi entro un forte trinceramento.

La Corte di Madrid, intenta alla ricupera di quella Fortezza, ne commise l’esecuzione a D. Filippo Spinola, figlio del celebre Ambrogio Marchese de los Balbuses, al Caracciolo Marchese di Torrecuso, a suo figlio, detto il Duca di S. Giorgio, al Conte Rho tutt’Italiani, oltre ad altri Capi Spagnuoli. Sul principio di Settembre si mosse l’Esercito Spagnuolo. Conduceva la vanguardia, precedendo a tutti, il Torrecuso col Figlio; e riponendo la felicità dell’impresa nell’operare celere, e risoluto, senza dar tempo a’ nemici di ravvedersi, e munirsi, fece impressione tale nel trincerone Francese; onde questi, presidiato