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e di Soldati Italiani. 71

da due Reggimenti a vicenda. Ne avvisò il Piccolomini, il quale con due mila Cavalli Imperiali, e mille di Fiandra marciò la notte, e si nascose in aguato nel seno ad alcune piccole valli1. La mattina assalì i due reggimenti, venuti alla guardia de’ foraggieri. Di fronte, di fianco, alle spalle calò loro addosso, e ne uccise molti, ne imprigionò circa trecento con ottocento Cavalli, tre Capitani, e più Ufficiali. A questo avviso il Campo Francese prese l’armi, e ne uscì fuori la Cavalleria co’ Fanti, e col Cannone. Il Piccolomini si fermò sulla pianura con un fosso d’avanti, mostrando coraggio pronto ad invadere. Dopo di che ritirandosi ordinatamente, si rivolse a’ suoi. La felicità, con cui era riuscito a’ tre Generali Italiani, di sostenere la Fiandra contra gli assalimenti di potentissimi nemici trapassò in Ispagna, e portò altre vittorie su quelle frontiere per opera principalmente di altro Cavalier Italiano il Marchese Carlo Andrea Carracciolo di Torrecusa, come lo confessa Istorico di quella Nazione, da cui si prende la narrazione del fatto avvenuto. Di questo gran Generale converrebbe comporre un grosso volume; tante sono le azioni egregie, e le imprese militari, condotte ad ottime fine da’ di lui insigni talenti. Alla Nobiltà cospicua del Casato Esso corrispose colle gesta prima sull’armata Navale del Re Cattolico in Africa, e nel Brasile alla testa d’un Reggimento di sua Nazione, poi a Cadice in servigi gloriosi, ed utilissimi al suo Signore. Con altro reggimento Napolitano intervenne alle guerre del Piemonte, e nell’Alemagna alla battaglia di Norlinga in tutte le azioni più pericolose, nelle quali si diportò sempre con gran valore. Ritornato in Italia, ebbe molta parte nel portar soccorso all’assediata Valenza sul Po con tanto ardire, che giunse colle proprie mani, a sradicare i pali del forte nemico, per cui superato, s’aprì l’entrata nella piazza. Richiamato in Ispagna, e fatto Governator dell’armi nella Navara, accrebbe il credito di sua condotta, e bravura nel fatto che segue.

Enrico di Condè2, Principe del Sangue, strettamente congiunto al Re Cristianissimo, con potente Esercito entrato nella Biscaglia, circondò Fonterabbia, Fortezza di grand’importanza su quel confine. Vi alzò intorno una ben intesa linea di circonvallazione con varj ridotti, e forti, per collocar in sicurezza il proprio Campo. Dall’Oceano stringeva la piazza con Vascelli da guerra in copia l’Arcivescovo di Bordeos Enrico de Sordis. Il Marchese de los Velez, ed altri Vicerè delle circonvicine Provincie Spagnuole misero subito in armi le milizie del governo, alle quali si aggregò molta nobiltà volontaria. Diede tempo a raccoglierne in buon numero la valorosa, e costante difesa di D. Michele Perez, e di D. Domenico Equia, che protrassero la difesa con

  1. Tesauro, Campeggiamenti. Renti assediato sul fine.
  2. P. Moretti Joseph de Obsidione Fonterabiæ.