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e di Soldati Italiani. 67

vio s’industriò, di minorare le perdite per quanto gli permettevano le sue deboli forze. S’accostò alle piazze assediate. Coll’allarmare spesso gli assalitori, cagionò, che le oppugnazioni andassero in lungo, e si consumasse la Campagna con discapito minore. Tentò, se gli riusciva introdurvi soccorsi. Impedito dal farlo, si trasferì sotto Maubage per diversione, e si pose a batterla ferocemente. Accorse il Cardinal di Valletta, per sovvenire quella piazza. Il Piccolomini, che aveva avuti ordini dall’Imperatore, di risparmiar la soldatesca, e non arrischiarla a’ cimenti, si ritirò appresso Mons; tanto più ch’era inferiore di genti. I tre anni futuri furono più fecondi di gloria per il Piccolomini.

1638.

N

Ell’anno presente versò la Fiandra in prossimi pericoli di soggiacere a perdite gravissime per la Corona di Spagna. Ma i buoni consigli, e le gesta intrepide, non meno che strenuissime di tre Generali Italiani, la salvarono con avvenimenti, quanto inaspettati, altrettanto strepitosi. Assistevano questi al Cardinal Infante, ed erano il Principe Tommaso di Savoja, D. Ottavio Piccolomini, e D. Andrea Cantelmo de’ Duchi di Popoli. La Corte di Parigi se l’era intesa col Principe d’Oranges Comandante agli Ollandesi col concerto, d’invadere la Fiandra nelle due estremità. L’Oranges con armata terrestre, e marittima dalla parte d’Anversa, e il Maresciallo di Sciatillon Francese coll’attacco di S. Omer, piazza robustissima, e chiave d’ingresso in quella provincia. L’Armata Austriaca stava di lunga mano al di sotto de’ due Alleati. Con tutto ciò il Cardinale la divise a qualche riparo d’amendue le invasioni. Gli Ollandesi, fingendo d’investir Geldria, tirarono a quella parte gli Spagnuoli. Nel tempo medesimo imbarcarono occultamente alcuni mille Soldati, co’ quali, salendo la Schelda, fiume, si portarono improvviso sotto il forte di Callò, frontiera d’Anversa, e distante da quella poche miglia. Assalitolo col petardo alla porta, e colle scale alle mura, se ne resero padroni coll’uccisione del presidio. Il disegno loro tendeva ad impadronirsi degli argini, alzati a difesa del Territorio di quella Città contra le inondazioni. Volevano poi coll’aprire degli argini coprire tutto il contorno colle acque, sulle quali navigando co’ Vascelli armati impedissero l’introduzione de’ viveri in Anversa; sicché questa insigne Città costretta dalla fame, si piegasse alla resa per deficienza di viveri. Non bastando il primo acquisto di Callò, si accinsero all’altro del forte S. Maria più vicino ad Anversa. Ma quivi accorsi il Cardinal Infante, il Piccolomini, il Cantelmo, ed altri Capi con molte bande di soldati, piantarono trenta pezzi di Cannoni, co’ quali impedirono quell’assedio. Si rivolsero gli Ollandesi contra altri Forti, tra’ quali quello di Verrebrouc, e se ne impossessarono. Si consultò allora tra’ Capi Austriaci, come si dovessero riparare