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e di Soldati Italiani. 65

sollecitudine al Banner, lo misero in istato di sortir in Campagna; il che tanto meglio praticò, quando seppe, come il Galasso a necessità alloggiava nelle Ville, per non avere denaro, con cui pagare le truppe, nè radunarle. Temendo il Generale Cesareo sollevazione, e disertazione generale nelle proprie milizie, più indebolite dalla fame, che dalle fatiche, provvide Denim con buon presidio, e vi introdusse tutte le vettovaglie, che gli rimanevano. Indi decampò da que’ contorni, esausti affatto di viveri verso la Sassonia per ristorare in contrade più opulenti l’esercito. Animò il Governatore ad una valida difesa, facendogli sperare pronto soccorso, subito che avesse ricevuti i sovvenimenti, con somma premura richiesti dalla Corte di Vienna. Ma i sovvenimenti non comparvero; La loro mancanza cagionò la perdita di quella piazza, e diede luogo ad altri vantaggi, riportati dagli Svezzesi. Se ne afflisse sommamente il Galasso, poichè vedeva rovesciarsi a terra le imprese, da lui promosse con instancabile fatica di mente, e di braccio, quando erano prossime a conseguire ottimo fine. Conosceva impossibile il prevalersi dell’Esercito; quando i Ministri dell’Imperatore non gli somministravano il contante, ed altri provvedimenti, necessarj, co’ quali ristorare le milizie, impedire le loro fughe, ed infervorarle ad azioni generose. Era affezionatissimo agl’interessi di Casa d’Austria, che promoveva con tutta l’attenzione dell’animo, con tutta la vigilante attività, e quasi sempre con ottima fortuna. Ma nel più bello si trovava sfornito di sussidj, quantunque richiesti lungamente, e pazientati in grazia sua dalle Soldatesche; le quali, dopo tanto aspettare, si vedevano defraudate dal loro dovere. Quindi pressate dalla fame pubblicamente esclamavano, che si sarebbero sbandate.

Subodorò ancora il Galasso, come alcuni Consiglieri della Corte di mal grado soffrivano, ch’egli straniero, perchè Italiano, avesse il supremo comando degli Eserciti Imperiali; e però promovevano, che fosse confidato ad altri Generali Nazionali. Seppe, che a questi somministravano denaro, per sostenere i Soldati a loro soggetti, e per augumentarli con nuove levate; quando lasciavano lui alla discrezione delle milizie afflitte, ed irritate per la sottrazione de’ convenevoli sussidj. Intendeva, come l’Asfeld ricusava di soggiacere a lui, ed aspirava alla di lui Carica. Le emulazioni, le competenze, e la mancanza di subordinazione ad un solo Capo primario avrebbero ruinate le imprese, che si meditassero. Per queste, e per altre ragioni, ben ponderate, era il Galasso risoluto di chiedere congedo dal servizio di Cesare. Addusse per motivo le indisposizioni, alle quali l’avevano soggettato le tante Campagne, fatte da lui, e massime quelle d’Alemagna, nelle quali mai non aveva avuto riposo, e la sanità gli veniva stemprata dal clima assai più rigido del proprio nativo.

Dispiacque a Cesare la dimanda, perchè conosceva, quanto fosse ben servito da lui. Gli accordò, che intrommettesse il servigio, per aver