Pagina:Anonimo - Azioni egregie operate in guerra.pdf/69


e di Soldati Italiani. 61

Più volte mancò il denaro, da soddisfare le Soldatesche, perchè essendo la Corte Imperiale in grandissime spese, per comparire con magnificenza alla Dieta di Ratisbona, e per guadagnarsi con sontuosi regali gli applausi per l’elezione, pretesa del Re de’ Romani, non aveva il comodo di somministrargli il bisognevole per l’Esercito. Esso poi non venne a battaglia co’ nemici, perchè aveva ordine dal Re Ferdinando di non arrischiare, e star lontano da ogni pericolo, stante la negoziazione, che si maneggiava, di farlo ascendere alla dignità bramata. Per tanto gli comandò, che non avventurasse in un sol punto l’esito felice d’affare, tanto importante. Con questa spedizione ottenne il Galasso, che richiamate in Borgogna le armate Francese, e Vaimarese lasciassero in quiete l’Imperio: non fossero a tiro di disturbare l’Alemagna, nè di mettere spavento alla Dieta di Ratisbona. Di più diede a quelle Truppe, che attorniavano Ermestain piazza dell’Elettore di Treveri, il comodo di proseguire il blocco di quella insigne Fortezza, per cui fu costretta poi a rendersi. Il Galasso, vedendo prossima, e a buon termine l’elezione del Re de’ Romani, decampò dalla Franca Contea. Nel ripassare la Saona soggiacque alla percossa d’alcuni squadroni inferitagli per opera del Cardinal della Valletta, e del Duca di Vaimar, divenuti più possenti di lui. Per l’Alsazia rinvenne in Alemagna, carico di spoglie riportate dalle sue incursioni. Molte accuse furono intentate contra di lui, massimamente per non avere dato battaglia a’ Francesi. Ma il Re Ferdinando lo difese palesando l’ordine datogli, d’astenersene durante il maneggio della di lui esaltazione.

Più impetuosa, e più strepitosa fu l’invasione dell’Esercito Austriaco nella Piccardia. Lo conducevano il Principe Tommaso, e D. Ottavio Piccolomini. Espugnarono alcune piazze frontiere. La Capella battuta furiosamente, e con più copia di bombe, capitolò la resa in pochi giorni. Dopo di che il Principe, trapassato il fiume Somma, entrò nella Campagna, e devastò il Paese. Di là passò all’attacco di Catelet altra Fortezza, e l’ebbe in minor tempo. Avanzò l’Esercito sul fiume Somma, per tentarne il passo. Le acque erano profonde, e le rive paludose. Dalla parte opposta campeggiava l’armata Francese, onde pareva difficile il valicarlo. Si presentò Gio. di Vert Generale Cesareo; e rimostrando il pericolo assai minore, incalorì gli animi di tutti; sicchè fu risoluto il passaggio. Si piantarono quattordici Cannoni vicino a Ceresi sopra le sponde più alte del fiume, per gettare colà un ponte, dove la corrente era più angusta. Altri sei Cannoni furono collocati più abbasso, per far diversione. Al favore delle batterie passarono alcune Compagnie di Fanti Spagnuoli, che subito si trincerarono in una prateria. Il che veduto da’ Francesi, si ritirarono in disordine, e lasciarono libero il Campo. Allora il Piccolomini, e Gio. di Vert con tutta la Cavalleria Alemanna scorsero senza contrasto la Campagna, presero Roye, e posero in con-