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54 Azioni di Generali

Città, ed occupò Manheim. Il Cardinal Infante si distaccò dal Re Cognato, e proseguì la sua carriera verso i Paesi bassi, conducendo colà gl’Italiani, ed altre milizie di suo seguito. Prima però provvide a’ Feriti; per la cura migliore de’ quali con carità Cristiana cedette il Castello, ove alloggiava, ed Esso per qualche giorno si riparò nella Casuccia d’un povero Contadino. Rimunerò il Piccolomini con un giojello prezioso, e a lui assegnò una Comenda di tre mila scudi di rendita. Donò un sacchetto di Zecchini al Principe di S. Severo. Distribuì quantità di denaro agli Uffiziali, e a’ Soldati secondo il loro merito.

Spedì poi in Ispagna cinquanta tra bandiere, e stendardi, guadagnati da’ suoi: Il Cardinale volle seco il General Gambacorta; e perchè era ferito, gli assegnò la propria lettiga, per accompagnarlo a Brusselles, donde trasferitosi in Ispagna fu accolto benignamente dal Re1, e decorato di maggior dignità. La battaglia di Norlinga non fu il primo incontro, in cui il Gambacorta acquistasse credito nel maneggio dell’armi. Era egli dell’insigne Casato de’ Duchi di Linatola. Dotato d’eccellente ingegno, ed applicatosi da giovinetto fortemente allo studio, s’avanzò così presto, che di dodici anni giunse ad ottenere la Laurea Dottorale in Giurisprudenza. Ma stimolato da estro guerriero, si portò Capitano di Fanteria alle guerre di Lombardia. In più Campagne, fatte colà, diede segnali illustri di valore, e di buona condotta. Nell’assedio di Casale sotto lo Spinola, comandò alla Cavalleria. Con essa camminò a’ fianchi de’ Francesi in marcia, per soccorrere la Cittadella. Attento ad iscoprire le loro vere mosse, andava ritardando il loro viaggio con attacchi di scaramuccia ora ad un corpo, ora all’altro. Conchiusa la pace, venne in Alemagna, ove operò quello, che si disse. Di Spagna ritornò in Lombardia, ove combattette in più fazioni con molta lode di consiglio, e di gran cuore, che sarebbe troppo lungo l’esporle, e possono leggersi nelle Istorie di quel tempo. Un impegno d’onore gli levò la vita. In mezzo allo Stato di Milano erasi accampato l’Esercito Francese, inferendo danni gravissimi alla Campagna. Per poterlo con più sicurezza, teneva occupato un sito, coperto da fosso profondo detto Pan-perduto, dalla terra di Tornavento, e da un bosco. Il Governatore di quello stato, Marchese di Leganes, udendo l’esclamo de’ popoli, angustiati de’ devastamenti nemici, risolvette d’assalirli. Il Gambacorta lo dissuase rappresentandogli l’esito infelice, a cui s’esponeva, di consumar le milizie senza profitto2, per essere fortissimo il posto, preso da’ Francesi. Consigliava l’alloggiarvisi da presso, e l’obbligarli a decampare di colà, col levare loro i viveri; il che sarebbe riuscito in pochi giorni. L’opposizione dispiacque al Leganes, che sospettò nata dal non voler il Gambacorta in-

  1. P. Filamondo nella vita del Gambacorta.
  2. Lo stesso pag. 319-320.