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e di Soldati Italiani. 51

che all’alba le ridussero a qualche altezza. Il Conte Serbelloni vi condusse più Cannoni, e il le Blanc copiose munizioni da guerra. La nebbia, che offuscò le prime ore del giorno, ajutò i Guastadori ad ingrossar meglio esse mezze lune, e a renderle più resistenti. In quella di mezzo più inoltrata furono collocati gli Alemanni del Salm, e del Vormbser. Nelle altre due un terzo di Spagnuoli, e due di Napolitani di D. Carlo di Sangro, e del Toraldo. A’ fianchi loro si piantò la Cavalleria, anch’essa Italiana con quella di Borgogna. Dietro a tutti, per assicurare loro le spalle, furono schierati due Reggimenti Lombardi del Guasco, e del Panigarola. Il Galasso volle, che il Piccolomini con parecchie squadre di Cavalli Alemanni assistesse a quel fianco; poiché apprendeva, che contra l’Aremberg si sarebbero scaricati gl’impeti più robusti degli Svezzesi. Tal era la disposizione dell’Esercito del Cardinal Infante, che teneva la sinistra. L’altro del Re Ferdinando occupava la diritta. Il Galasso regolò l’ordinanza d’amendue con somma maestria1, e perizia militare. Distribuì i Reggimenti a piedi, e a cavallo ne’ siti convenevoli con la facilità di sostenersi, e di secondarsi scambievolmente. Compartì a’ Comandanti inferiori ordini del come contenersi, tanto acconci al bisogno, che non poteva idearsi di meglio. Il Marchese di Leganez, che contemplò attentamente il fatto, dichiarossi pubblicamente, che ogni gran Capitano poteva imparare dal Conte Galasso le vere maniere di combattere accertatamente l’inimico.

Il Generale Iforn Svedese s’addossò l’impegno d’invader il Monte Arember colla propria Fanteria, fiancheggiata dalla sua valorosissima Cavalleria. Prima d’avanzarsi, fulminò con gran furia contra quell’altura; poi si pose lentamente a salire. Urtò con tale bravura contra la prima mezza luna sul principio della pendenza, che ne scacciò i Tedeschi. Gl’Italiani e gli Spagnuoli, vedendo gli Alemanni dar addietro, e temendo, che portassero tra loro il disordine, e la fuga, gli animarono, ed esortarono a ritenersi, e ad incorporarsi con loro. Gli Uffiziali, dilatando le file, diedero ad essi il comodo di farlo. Alcuni carri di munizioni presero fuoco; ed o quello strepito avesse causata la fuga ne’ Tedeschi, oppure il fumo di quelle vampe confondesse gli Svezzesi, nel che variano gl’Istorici; certo è, che i Napolitani, e gli Spagnuoli, calati più abbasso, con grande sforzo ricuperarono la mezza luna, in cui si stabilirono, e la conservarono con ispari incessanti de’ Moschetti, e coll’imbrandimento delle picche per più ore senza che mai fossero smossi dal posto riguadagnato. Giovò non poco a mantenervisi immobili l’assistenza della Cavalleria Austriaca. Nel mentre che i Cavalieri Svezzesi accompagnavano i proprj Fanti, nell’ascendere il monte, furono investiti di fianco da un Reggimento di Corazze Cesaree. Il Comandante Svezzese rivolse l’ordinanza contra gli assalitori, cari-

  1. Gualdo. Vita, e azioni di Personaggi. V. Galasso.