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e di Soldati Italiani. 45

sfigurato1 dal calpestio de’ Cavalli, e da’ colpi replicati, sicchè appena i suoi domestici lo raffiguravano per d’esso. Spettacolo, capace di confondere, e di umiliare l’umana alterigia. Un Monarca, asceso al colmo della gloria, ovunque compariva, acclamato qual Eroe dalla moltitudine, che si schierava sulle strade per vederlo con ammirazione, e per festeggiarlo con sommi applausi. Da per tutto era accompagnato con augurj strepitosi di compita felicità: Ora gettato in un campo, lasciato in abbandono per sì lungo tempo ludibrio della sorte, ed avvilimento delle terrene esaltazioni. Sola la fama conserverà eterna la rimembranza de’ pregi stupendi di natura, de’ quali era arricchito, e delle gesta strepitose, colle quali rese grande, ed immortale il suo nome.

La morte di Personaggio, ch’era l’anima dell’Alleanza, stabilita tra’ Protestanti, sarebbe stata valevole a cagionare il di lei abbattimento; ed appunto tale se la promettevano i Cattolici, se il Generale Valstain avesse saputo prevalersene. Ma il di lui spirito, depresso dalla riflessione di non aver vinto, per essersi lasciato sorprendere, lo tenne irresoluto, languido, e mancante di quell’attività, ch’era necessaria in tali contingenze. Non così il Gran Cancelliere di Svezia Conte Axelio d’Oxestern, che dirigeva gli affari per il suo Re in Alemagna. Udita la di lui perdita, si trasportò ad Erfurt nel cuore dell’Imperio. Essendo eminente Politico, colle sue destre, e sagaci maniere raffermò l’unione de’ Protestanti, ed altri Alleati: Guadagnò la loro stima, ed affezione; sicchè tanto gli Stati della Corona di Svezia, quanto le cospirazioni de’ Principi, e Signori Luterani gli confermarono l’amministrazione degl’interessi civili, e bellici, con la soprantendenza tanto a’ negozj, quanto alla direzione degli eserciti. Tutto fu governato da lui con perfetta intelligenza; onde si rese cagione principalissima delle vittorie, e de’ grandi acquisti, riportati dipoi in questa guerra dalle soldatesche del di lui partito.

1633.

Q

Uest’anno comparve nell’Alemagna un nuovo esercito, composto in gran parte d’Italiani. Filippo quarto Re di Spagna, considerando prossima a seguire ne’ Paesi bassi Cattolici la morte dell’Infanta Isabella sua Zia, che reggeva quelle Provincie, determinò di mandare a quel governo il Cardinal Ferdinando suo Fratello, accompagnato da un esercito di varie nazioni, suddite dell’Austriaca Famiglia. D. Gomez di Cordova Duca di Feria aveva l’incombenza di radunarlo sulle frontiere d’Italia. Ma perchè gli affari della Germania sul Reno procedevano malamente per Cesare, determinò il Cordova, di precorrere colà con parte delle milizie raccolte, e liberare dall’assedio

  1. Nani suddetto pag. 275.