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36 Azioni di Generali

he, potette cimentarsi a battaglia, laddove da sè solo non l’avrebbe mai fatto per il numero inferiore delle sue genti. Fatta l’unione de’ due eserciti, fu deliberato d’avanzarsi subito al conflitto prima, che il Tilli fosse raggiunto dall’Aldringen, e dal Tiensembac Capitani Cesarei, che conducevano in di lui rinforzo truppe veterane, e valorose. Contava il Tilli trentaquattro mila Uomini, e a quaranta mila giungeva lo stuolo delli due Alleati. Il Tilli, che si conosceva minore di forze, era fermissimo di occupare un sito avvantaggioso, e sù quello tenersi per all’ora alla difensiva, finchè avesse ricevute tutte le soldatesche, che non erano molto lontane. Prese posto su un Colle rilevato, ad una lega da Lipsia. Alzò ripari, e dispose a siti opportuni le artiglierie, per non essere impegnato a combattere per allora. Era nel di lui Campo, e dopo lui faceva la figura di primo Generale il Conte Gofredo di Papenhaim, Guerriero arditissimo, imperterrito, e vogliosissimo di menar le mani. Cogli assalimenti impetuosi, e franchi aveva più volte sconfitti i nemici, e riportatine strepitosi acquisti per Cesare. La fortuna lo aveva favorito grandemente in più incontri. Ma non rifletteva, che le vittorie sono per lo più parte del consiglio, delle saggie direzioni, della migliore ordinanza, e de’ sagaci stratagemmi. Ove queste arti sono migliori, opprimono il valore, e l’audacia. Non seppe tollerare, che il Tilli stesse irresoluto nel dar battaglia. Giudicando viltà, e scredito delle armi Austriache quella sospensione d’animo, trovò maniere d’impegnarlo contra il di lui volere a conflitto.

Per due strade differenti, poco distanti l’una dall’altra, s’avanzavano Gustavo, e l’Elettore. Il primo a giungere in faccia agl’Imperiali colla sinistra fu il Sassone, e il primo ad essere assalito. Poichè il Papenhaim, intesa dalle guardie avanzate la di lui prossimità, e informato malamente che i nemici non fossero molti, si mosse con pochi reggimenti ad attaccare la mischia. Senz’avvedersene entrò nel grosso degli avversarj, da’ quali ben tosto si vide circondato, e in pericolo d’esser co’ suoi tagliato a pezzi. Sdegnossi altamente il Tilli di questo temerario impegno, abbracciato contra i suoi ordini da quel Generale e fu quasi in procinto di lasciarlo perdere. Finalmente si risolse di spedire altra gente, per disimpegnarlo. Ma il Papenhaim, vedutosi più forte, invece di ritornar a’ suoi posti, come molti ne lo pregavano, s’inoltrò più fiero contra de’ Sassoni. Sarebbe perito certamente oppresso dalla moltitudine; se il Tilli, tuttocchè in estremo addolorato, non avesse spiccato il comando, che l’esercito si schierasse, e da tutte le parti si combattesse. La premura urgente di porgere pronto soccorso al Papenhaim, impedì, che l’ordinanza non fosse ben distribuita, nè che fossero dati a’ Comandanti subalterni gli avertimenti, del come contenersi con ottime regole nel maneggio delle truppe. Tutti s’affrettarono a sostenere il Papenhaim, ed a sbaragliare i Sassoni come seguì. Alcuni reggimenti giunsero fin al bagaglio, e cominciavano a depredarlo.