Pagina:Anonimo - Azioni egregie operate in guerra.pdf/39


e di Soldati Italiani. 31

come nemici gl’Imperiali, affine di scacciarli da quelle contrade. A tal effetto offeriva loro la sua assistenza, e protezione. Meditava d’impadronirsi di Rostok Città capitale; Ma il Duca Savelli l’aveva già prevenuto con occuparla. Ordinò, che mille Cavalli chiedessero il passaggio per quella Città, fingendo d’andare di presidio a Vismar. Entrarono le prime squadre, e si fermarono sulla piazza sotto pretesto di comprar commestibili. Le seconde, ottenuto poco dopo l’accesso sulla porta, impugnarono le spade, e ne cacciarono i difenditori. Tutti si unirono, e si resero padroni della Fortezza. Obbligarono i Cittadini, a trasportar le armi nell’Arsenale, e a soggettarsi a’ loro comandi. Il Savelli munì quella Città, e l’altra di Vismar con viveri copiosi, e con forte guarnigione; talchè amendue si sostennero a lungo soggette a Cesare. Accresciuto poi il Savelli con nuove Soldatesche sopraggiunte, e reso più animoso, e più possente, si avanzò in faccia a Gustavo. Schierò le proprie milizie, e presentò al Re la battaglia. Ma questi, perduta la speranza di avere Rostok, non volle ad un solo cimento rimettere la decisione di tutta l’impresa. Stimò meglio di ritornare in Pomerania, e trasportare colà la guerra, ove gl’Imperiali custodivano pur anco Gartz, e Griffenagen sull’Odera, donde con iscorrerie cagionavano a Stettino, e ad altri distretti molestie gravissime. Gustavo, volendo liberare il paese dalle loro infestazioni, radunò artiglieria in copia per assalirle, e batterle con orribile furore nel più crudo della vernata. Il paese era tutto coperto di neve; Ciò non ostante di nascosto si accostò a Griffenagen in gran silenzio. Piantò di notte i Cannoni, che al far del giorno con la frequenza, ed impeto de’ tiri, in poche ore dirocarono torri, bastioni, e massime le cortine, aprendovi una larga breccia. Sotto gli occhi suoi ordinò Gustavo furiosissimi assalti. Colla presenza, e colla voce infervorava i suoi a gran prove di valore, e di ardimento. Gl’Imperiali sul principio resisterono con pari virtù, e costanza, ributtando i feroci assalimenti; Ma non perciò desistettero gli Svezzesi. A’ stanchi succedendo altri nuovi battaglioni freschi, replicarono gli assalti sempre più gagliardi. In tanto i Cesarei, conoscendo impossibile il difendere le mura in gran parte atterrate, mentre durava la mischia, fabbricarono negli Orti vicini una tumultuaria ritirata, in cui dopo più ore di difesa si ripararono. Sul terreno acquistato trasportarono prestamente i Svezzesi tre Cannoni, e cominciarono a fulminare il debole riparo, che poco fu sostenuto fino alla notte da’ presidiarj. Finalmente questi giudicando difficilissimo il ricuperare le mura perdute, nè stimandosi sicuri dietro quella debolissima trincea, risolvettero d’uscire dalla Piazza, e trovar loro scampo in Gartz sull’opposta riva dell’Odera, con cui tenevano communicazione. D. Ferdinando di Capua Napolitano colà di Presidio si oppose alla loro determinazione1. In quella difesa col consiglio, col comando, e col

  1. Bisaccioni: Guerre di Germania pag. 36.