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e di Soldati Italiani. 29

la libertà de’ Principi dell’Imperio suoi Amici, parenti, confederati contra le violenze, usate loro da’ Cattolici. Pronto egli a ristabilire tanti oppressi dalla soggezione degli Austriaci.

Quando poi il Generale Conti fu certificato dell’ingresso di Gustavo in Stettino, s’appigliò ad un ottimo partito e fu di fortificarsi poco lontano di colà col corpo maggiore delle sue Soldatesche. Si collocò sul fiume Odera a Gartz, e Griffenagen, quella alla sinistra, e questa alla destra di quell’acque. V’aggiunse nuovi ripari moderni, benchè tumultuarj, perchè il tempo non gli permetteva il rassodarli di meglio. In mezzo ad amendue sù un’Isola alzò un forte ben inteso per la comunicazione scambievole d’amendue le Città. Distese un ponte, che attraversasse la corrente, e facilitasse il passaggio da una Città all’altra. Con tali precauzioni impossibilitò a Gustavo l’andare avanti nel cuore dell’Impero, se prima a viva forza non conquistasse quelle due piazze. Esso poi vegliava in attenzione de’ movimenti di quel Re. Teneva spie, che l’informassero diligentemente di tutti i suoi passi, per cogliere qualche congiuntura, favorevole a’ proprj interessi. Fu informato come il Re, premuroso di conoscere accertatamente i siti del paese, ed esser instruito minutamente di quanto occorreva in que’ contorni, usciva sovente; E per farlo con maggior segretezza, prendeva seco poche truppe. Per tanto il Conti disegnò di sorprenderlo in una imboscata. Ordinò cinquanta Napolitani a cavallo, come scrive un Istorico meglio informato1, non cinquecento, come molti hanno scritto per errore; mentre tanti non v’erano a quella parte. I Napolitani si posero nelle insidie, ed appunto era sortito Gustavo con settanta Guardie. Per avanzarsi meno osservato, lasciò addietro la maggior parte de’ suoi, e con pochissimi s’avanzò vicino a’ trinceramenti Alemanni. Senz’avvedersene entrò nel sito, dov’erano occultati gl’Italiani. Questi uscirono addosso al Re, e menarono le mani. Avrebbono potuto a tutto loro agio ucciderlo colle armi da fuoco. Ma o provassero orrore nel toglier la vita ad un Re, o riputassero gloria loro, ed utilità maggiore l’averlo prigione, o non volessero fare gran strepito collo scoppio della polvere, adoperarono le spade per obbligarlo col terrore ad arrendersi. Gli ammazzarono sotto il Cavallo, e lo gettarono a terra. Ma Gustavo, risoluto di più tosto morire, che cader vivo nelle loro mani, sempre intrepido, e coraggioso, si riparava alla meglio da’ colpi nemici, e infervorava i pochi suoi a difenderlo. Si sostenne bravamente sin a tanto, che l’Uffiziale Svezzese lasciato addietro, riflettendo a tanta tardanza del Re, s’avanzò con tutti i suoi. I Napolitani, udendo rumor di gente, che sopraggiungeva, nè sapendo, quanti questi fossero, ristretto in buon ordine il loro squadrone, s’allontanarono da lui. Il Re salvato dal suo valore entrò in Stettino con sommo giubilo de’ suoi.

  1. Filamondo suddetto: l’Autore a chi legge.