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e di Soldati Italiani. 25

riputazione, di cui da cento cinquanta anni s’erano messi in possesso nell’Europa.

L’Imperatore, che nella Dieta di Ratisbona aveva stabilita la pace col Duca di Mantova, e promesso di ritornarlo ne’ dominj perduti, quando poi intese che il nuovo Governator di Milano si era reso ad accettarla, deputò il Galasso per ristabilirla, e darvi perfetto compimento. Il Galasso co’ Ministri Francesi, e Savojardi vi travagliò con tanto zelo, e frutto, che dentro l’anno 1631 le piazze, e i dominj furono consegnati, a chi doveva divenirne padrone. Passarono nelle mani del Pontefice a Ferrara, e sotto la custodia del Cardinal Palotta ivi Legato tre ostaggi Cesarei, e tre Francesi per sicurezza, che il convenuto si eseguirebbe con fedele puntualità. Per parte dell’Imperatore fu destinato il primo D. Ottavio Piccolomini, che vi si fermò, finchè vennero avvisi, che le piazze erano state evacuate dalle milizie Austriache, e Regie.

I Capitoli primarj della pace, conchiusa a Ratisbona tra l’Imperatore, e il Re di Francia a’ 3 d’Ottobre 1630 contenevano oltre le restituzioni suddette, che il Duca Carlo, umiliandosi, dimandasse, ed otterrebbe da Cesare l’investitura de’ suoi Stati dentro sei settimane col perdono.

Il Re Cristianissimo prometteva di non offendere nè per sè, nè per altri nè Cesare, nè l’Impero, come anco di non assistere i ribelli, e nemici loro presenti, e futuri con gente, nè denaro, nè consiglio, nè viveri.

L’essere stati absenti dall’Alemagna i Generali Galasso, e Piccolomini in questi due anni, ne’ quali si ultimò la pace in Italia, pregiudicò non poco agl’interessi di Cesare; Poichè essendo essi non solo valorosissimi, ma quello, che più s’apprezza ne’ Comandanti, essendo dotati di gran prudenza, e di pari condotta militare, come anco circospetti nelle risoluzioni azzardose, e capaci di conoscere, e di appigliarsi al meglio, era sperabile, che avessero impedite quelle peggiori ruine, e distruzioni di soldatesche, nelle quali furono precipitati gli eserciti Austriaci dall’ardire sovverchiamente animoso di que’ Generali Cesarei, che comandavano contra il Re Sveco nel di lui primo ingresso in Germania. Il ritorno dell’uno, e dell’altro tanto del Galasso, quanto del Piccolomini in Alemagna, e l’assistenza, che proseguirono a prestare di poi all’armate Austriache, cominciò a migliorare di molto la condizione dell’armi, e gl’interessi di Cesare, quali avrebbono essi condotti ad ottimo stato, se il comando fosse stato perpetuato nelle loro mani, e se i loro saggi consigli fussero stati sempre abbracciati, come osserveremo nel progresso della Storia. In tanto toccò a due altri Principi, e Generali Italiani, il sostenere al possibile i primi impeti del Monarca Svezzese col valore, e cogli sforzi dell’ingegno; giacchè non erano assistiti da possanza sufficiente di mani armate.