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24 Azioni di Generali

il Collalto capo de’ primi, e il Santa-Croce capo de’ secondi. Ma quando li videro uniti, rimasero sorpresi, per esser essi molto inferiori di gente, giacchè appena contavano quindici mila Fanti, e tre mila Cavalli con sei soli piccioli Cannoni; laddove gli Austriaci sorpassavano i venti mila a piedi, e cinque mila a Cavallo, con copioso apparato d’artiglierie, piantate dietro a forti, e ad altri ripari di terra, benchè non perfetti, pure sufficienti a riparare il primo impeto degli invasori. Ciò non ostante i Marescialli animati dall’ardore de’ proprj Soldati, che instavano di venire alle mani, si resero vicinissimi agli assedianti Alemanni, e Spagnuoli.

D. Ottavio Piccolomini, pieno di coraggio, e di fuoco uscì dalle trincee con parte della Cavalleria Tedesca, risoluto d’urtare i Francesi sul fianco diritto, se intraprendevano l’assalto, e già cominciato aveva scaramuccia gagliarda co’ Cavalli nemici. Quando tutte all’improvviso uscirono voci di pace, che annunciarono, come il Marchese di Santa-Croce era convenuto co’ Marescialli Francesi ne’ patti di scambievole concordia. D. Ottavio, sdegnato per la pusillanimità, e fiacchezza del Santa Croce, non seppe tollerare, che quel Signore si fosse lasciato sfuggire una vittoria, che tutte le circostanze d’allora gli promettevano sicura, mercè la superiorità notabile delle truppe, e specialmente di Cavalleria, l’avvantaggio delle trincee di difesa, la ben composta ordinanza de’ Fanti, che le guernivano, la stanchezza delle Soldatesche assalitrici, venute da lontano; e però pubblicamente s’espresse, come avrebbe sparso tanto sangue dalle sue vene, per cancellare dalla memoria degli uomini un’azione1, che aveva rapito alla Casa d’Austria un vantaggio così notabile, e voleva dire la sicurezza di conquistare la Cittadella di Casale, sfornita affatto di viveri, dopo d’aver ributtati con istrage gli assalitori, e forse ancora la sicurezza di disfarli totalmente, per essersi questi avanzati in distanza d’ottanta miglia dalle proprie frontiere senza piazza di rifugio, e senza convogli di provianda, co’ quali sostentarsi.

In fatti l’opinione comune degl’Istorici di quella guerra asserisce, come non v’era apparenza, che i Francesi avessero potuto sforzare il Campo Spagnuolo, ed aver accesso nella Cittadella: essere parso strano, che si trovasse tanta debolezza d’animo, e di consiglio nell’esercito Spagnuolo, che si cedesse, e si abbandonasse la pretensione della Corte di Spagna, d’aver nelle mani quella Fortezza, allora che si stava in procinto di conseguirne l’esito tanto bramato.

Per verità il primo a pentirsi dell’accordo, precipitato senza necessità, fu il Santa Croce, che poi s’avvide, quanto per ciò la Corte del suo Re avesse perduto di quell’autorità, che prima godeva sugli affari d’Italia, e quanto le armi Spagnuole decadessero da quel credito, e

  1. C. Gualdo: Istoria de’ Personaggi illustri. V. Piccolomini.