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20 Azioni di Generali

disfar tutti, negando la propria, aderì all’altrui volontà, Rese però ragione de’ motivi, che l’avevano indotto, a conservar sin all’ora gli eserciti, e il comando al Valstain. Si contentò, che quella dignità di primo Generale delle sue truppe passasse nel Conte Giovanni Tilli Generale dell’Elettor Bavaro, e dell’armi della Lega Cattolica; con che venne come a depositare tutta la sua possanza nelle mani di quell’Elettore. Ordinò di più processo contra que’ Commissarj, che avevano commesse estorsioni sopra de’ popoli, obbligandoli alla restituzione. Il che alienò molti, che per non rendere il mal acquistato, si gettarono al partito de’ Nemici di Casa d’Austria.

Non così placido si contenne il Duca Alberto di Valstain. Al sollecitarlo, che fecero i Ministri di Cesare, perchè deponesse il comando, v’acconsentì; ma poi soggiunse, predicendo le future calamità, che ne deriverebbono alla Casa d’Austria per il disarmo di tante soldatesche, quelli, che l’avevano suggerito alla Maestà sua, gli troncavano il braccio destro. Conoscerebbe un giorno S. Maestà, quanto esiziali, e ruinosi fossero i consigli, che a lui suggerivano.

Altra guerra, nata in Italia, divertì colà più di venti mila Alemanni. Per la morte di Vincenzo Gonzaga Duca di Mantova senza figli maschi, aveva diritto di succedergli, tanto in questo Ducato, quanto nell’altro di Monferrato, Carlo Gonzaga Duca di Nivers, come il più prossimo al defonto, e come quello, il cui figlio Principe di Retel aveva sposata Maria Nipote, ed unica ereditiera dell’estinto Signore. E già il Nivers se n’era messo in possesso, ed era sicuro dell’assistenza del Re Cristianissimo Luigi decimo terzo a di lui favore. Gli Spagnuoli, che possedevano la Ducea di Milano, situata in mezzo al Mantovano, e al Monferrato, temettero, che un Principe, allevato in Francia, ed imbevuto delle massime, delle affezioni, e degl’impegni per quella Corona, fosse per cagionare almeno col tempo pericoli considerabili a quella loro dominazione. Perciò uniti al Duca di Savoja, che nutriva altre pretensioni, assalirono gli Stati del novello Signore, e se ne impadronirono di buona parte. Sostenevano ancora le pretese del Principe di Guastalla sopra il feudo di Mantova.

L’Imperatore, al di cui tribunale, come di Sovrano di quel Feudo Imperiale, gli Opponenti proponevano i loro contrasti, inclinava a determinazioni moderate, e bramava comporre con condizioni discrete quelle controversie. Ma avendo poi inteso, che il Re Luigi con grosso esercito, pieno di fioritissima Nobiltà disceso dall’Alpi, aveva superate le trincee, o barricate di Susa con l’acquisto di quella Città, e gettata la confusione, ed il terrore nel Milanese, dove gli Spagnuoli non avevano forze da controbbilanciare gli assalimenti Francesi; Allora Cesare, con premurosissime istanze sollecitato da’ Ministri del Re Cattolico, a trasmettere in loro soccorso altra Armata, non seppe ritirarsi dal compiacerli. L’Imperatore Ferdinando si professava sommamente