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18 Azioni di Generali


Ferdinando, riconoscendo da Dio tante prosperità, giudicò suo dovere, l’avvantaggiare gl’interessi dell’Altissimo Signore, e promuovere il risarcimento de’ mali, inferiti per quasi ottanta anni da’ Protestanti alla Chiesa Cattolica nell’Imperio. Dopo l’accordo, o Transazione di Passavia, estorta pur anco colla violenza da’ Principi Luterani nel mille cinquecento cinquantadue, questi avevano usurpati nuovamente due Arcivescovati, dieci Vescovati, diverse Abbazie, Monisteri, e molte altre considerabili rendite. L’usurpazione era succeduta per più capi. In alcune Chiese i Vescovi eletti avevano presa moglie, e apostatato. Indi per tenersi fermi nel possesso de’ beni temporali, avevano introdotto Predicanti Luterani, che prevertissero i popoli, e li riducessero alla Confessione Augustana. In altri Monasteri i Principi confinanti se n’erano impossessati, e cambiatili in Prefetture laicali, colle quali avevano impinguate le loro rendite, e resisi più potenti di forze, e di armati. Gli Ecclesiastici chiesero instantemente a Cesare la restituzione di tutto il tolto al Clero; giacchè le circostanze d’allora la promettevano non tanto difficile da ottenersi. Sopra queste rimostranze l’Imperatore ricercò il parere de’ Principi Cattolici. La maggior parte rispose, che dovevasi dimandare. Eperò la Maestà sua fece pubblicar un Editto, ordinando, che tutti i Beni, da’ Protestanti indebitamente rapiti dopo la convezione di Passavia, si rimettessero nelle mani de’ Prelati, e degli antichi posseditori. Affine poi di comporre gli affari, assai sconvolti dell’Alemagna, e per promuovere efficacemente l’adempimento dell’Editto suddetto, invitò gli Elettori, a convenire con lui in Ratisbona, dove giunse a’ diecinove di Giugno, e vi accolse gli Elettori di Magonza, Colonia, Treviri, Baviera, capitati posteriormente. Gli Elettori di Sassonia, e di Brandeburg vi mandarono loro Ambasciatori. Quegli del primo a nome del suo Padrone, e de’ Principi, e degli Stati Protestanti, insistette gagliardamente, che fosse annullato l’Editto suddetto. Rispose Ferdinando, ch’essendo egli supremo Giudice, non poteva a meno di non amministrare giustizia alle parti lese dopo la pace di Religione stabilita a Passavia; molto meno non poteva negare a’ Cattolici i loro diritti.

Avrebbe potuto Cesare sostenerli, e riportare la ricupera di tante Prelature, e Prebende ricchissime in benefizio del Clero Alemanno; se avesse voluto conservare intieri gli eserciti, dipendenti da’ suoi comandi. Ma avendo gli Elettori chiesto con calde voci, che si diminuissero le Milizie; Egli, che per pura necessità di difendersi, e di riavere il suo rapitogli, aveva armato gagliardamente, si lasciò piegare a compiacerli, e ordinò, che le truppe si riducessero a numero minore. Prima però che ciò seguisse, fu ventilato il punto fra Consiglieri Imperiali. Taluno di quelli con gravissime ragioni sosteneva il non farlo, e l’esperienza dell’avvenuto di poi ha comprovato, che questo era il miglior partito. Molte Milizie sbandate si arrollarono sotto gli sten-