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e di Soldati Italiani. 17

vincie dell’Austriaca dominazione cinquanta mila Fanti, e sei mila Cavalli, arrolati volontariamente, non avendo mai il Monarca Cattolico usata in ciò la forza con que’ popoli.

Non parlo della rivoluzione di Napoli, nella quale la fedeltà insuperabile, e le azioni risolute, costanti, e prodi de’ Principi, e Nobili Napolitani conservarono quel Regno al Re Cattolico. Sagrificarono alla furia della Plebe le Case, gli averi, i più cari pegni, la Moglie, e i figliuoli. Ricusarono le vaste offerte del popolo, e de’ nemici della Spagna. Sempre si opposero alle sedizioni, finchè, assistendo a’ Capitani Regi, l’ebbero sedate.

L’Imperatore zelantissimo della Religione Cattolica, dopo d’aver liberati i paesi suoi ereditarj da’ nemici, attese a purgarli da’ Calvinisti, e da’ Luterani. Proibì l’uso delle false Sette; Bandì i Predicanti: fece gettar al fuoco i libri degli Eretici. Comandò, che tutti quelli, i quali non volevano vivere secondo la fede Ortodossa, sfrattassero da’ suoi Stati; Nè valsero interposizioni, nè altri riguardi per impedire la di lui costantissima determinazione. Il di lui zelo era così acceso, che non sapeva, nè poteva sopportar ne’ proprj dominj altra fede, che quella, la quale egli professava.

Con questi beneficj prestati a’ suoi popoli congiunse Ferdinando altre grazie, compartite a’ suoi nemici. A quanti avevano militato nel contrario partito, e supplicavano per il perdono, lo accordava con somma benignità. Anche al Conte Enrico Mattias della Torre il primo, il più arrabbiato, e il più ostinato, a risvegliare nuovi torbidi, avrebbe condonato tutto, se si fosse umiliato. Ma questi, sempre pertinace nella ribellione, continuò per lunghi anni a suscitare nemici contra di Cesare, e a combattere sotto le loro insegne. Tanta benignità di Ferdinando, e la propensione sua fervida alla concordia co’ nemici, e allo stabilimento della quiete nell’Impero, nulla profittò a terminare prontamente la guerra.

Poichè appena disfatto un potente nemico, ne sorgeva un altro non inferiore di forze, e dopo questo un terzo, ed anche più altri; onde prima di debellarli tutti, si dovette consumar molto tempo; Con tutto ciò la fortuna, secondando perpetuamente le mosse delle armi Cesaree con replicate sconfitte, date alle Soldatesche avversarie, sollevò la potenza dell’Imperatore Ferdinando a tale grandezza, che dopo Carlo Magno niuno degli Augusti Alemanni aveva potuto vantarla eguale. Teneva egli sotto le sue insegne cento mila Fanti almeno, e quaranta mila Cavalli, ripartiti per tutta la Germania, Soldatesche veterane, peritissime nell’arte militare, ricche per tante spoglie guadagnate negli antecedenti conflitti, rese animose da i trionfi riportati in parecchie battaglie. I capi, che le comandavano, stimatissimi per lunga esperienza di guerra, per intrepida generosità ne’ cimenti, per favore non mai interrotto d’amica fortuna.