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sufficienti a far fronte contra il Seraschiero, accampato a Soffia con maggior numero di truppe, lo stesso Baden dopo la presa di Vidin, gli spedì altri reggimenti in rinforzo. Frattanto le vettovaglie mancavano, e il riscuoterle con violenza dagli abitanti del circonvicino Paese era un inimicarsegli. Dall’altra parte le Soldatesche, defatigate da una penosa Campagna, chiedevano d’esser ristorate con buoni quartieri. La virtù, e le maniere industriose, ed affabili del Piccolomini provvidero a sì importante necessità. Cogli esempj della propria sofferenza, e con soavi parole si guadagnò l’affetto delle Soldatesche1. Colla cortese amorevolezza, e co’ tratti obbliganti si comperò la benevolenza de’ terrazzani, i quali gratuitamente gli somministrarono viveri in abbondanza. Col tenore del viver suo s’acquistò Egli il credito di Personaggio innocente, dolce, temperante. L’estimazione così onorevole gli fece ottenere, quanto sapeva addimandare. Assicuratosi della fedeltà de’ Paesani, avanzò i passi, ed occupò Cassovia, e Mitrovitza, due porte d’ingresso nella Bossina. Pristina lo accolse spontaneamente; indi entrato in ampie Campagne, fu ricevuto da moltitudine di Contadini, venutigli incontro, che l’acclamarono qual liberatore, ed Uomo Celeste. Contribuirono alle truppe, con che reficiarsi in copia, e lautamente. Giunse in Scopia, Città popolatissima, e molto ricca, abbandonata da’ Terrieri. Ivi fece un grossissimo bottino di grano, ed altro, valevole a ben sostentare i suoi. Diede poi addietro, e lasciati presidj su’ Confini della Bossina, acquartierò la maggior parte de’ Reggimenti. Adagiate le Soldatesche, si portò a Pristina, per ultimare certi trattati, a’ quali aveva dato principio cogli Epiroti, o Arnauti di quella Provincia. Vennero a riceverlo il Patriarca de’ Clementini, l’Arcivescovo colla Croce alzata, ed una Processione piena di Sacerdoti cogli ornamenti delle loro dignità, e gradi, con un popolo sterminato, celebrando con profuse dimostrazioni di gaudio la di lui comparsa. Co’ Capi di quel contorno stabilì i seguenti patti. Che quelli, i quali volevano arrolarsi, fussero distribuiti in reggimenti all’uso Alemanno, ed istruiti negli esercizj, e nella disciplina medesima. Quando ciò fusse riuscito, l’Imperatore avrebbe acquistato una nazione, in tutte le età celebrata per pregio d’insigne militare fortezza. La Fanteria degli Arnauti, così chiamano i loro Pedoni, non la cede in valore a’ Gianizzeri.

Così belle speranze furono disturbate dalla morte inopportuna del Generale Enea Piccolomini. Incomodato da molestissimo abscesso venutogli sotto un braccio, non volle risparmiare sè medesimo, nemmeno quanto bastava per una moderata cura. Vi si aggiunsero dolori colici asprissimi, che coll’uccidere il corpo, trasportarono a vita migliore l’anima, ben meritevole di premio immortale. Dalle mani dell’Ar-

  1. P. Vagner Istoria suddetta tomo 2 pag. 123, 124, 125.