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216 Azioni di Generali

tri battaglioni freschi. Attento il Co. Guido Staremberg, ad investigare cogli occhi, se v’era modo da calare nel fosso ulteriore, scoprì sulla sinistra la discesa non tanto ardua. Egli il primo si gettò abbasso. A gara lo seguitarono molti altri. Colle mani spiantarono i pali. Co’ cadaveri degli estinti resero meno profondo il fosso. Combatterono ferocemente. Quelli della diritta, commossi anch’essi fecero il medesimo. Tutti s’andavano aggrappando, per salire sull’ultimo recinto alquanto più basso. Vi giunsero. Sbaragliarono, quanti lo difendevano; nè trovando più ostacolo, s’impadronirono di Belgrado. I Turchi ch’ebbero tempo, si ricovrarono nel Castello. Indi si resero prigionieri.

Sopravanzava tutto l’intero Autunno per operare, e dalla Corte venivano ordini, perchè si andasse avanti. Il Sig. Elettore applaudito da tutto il Mondo Cattolico per l’acquisto felicemente condotto, ritornò a Vienna. Il Caprara, rimasto in capo, disegnava di prevalersi della confusione, e dello spavento disseminato tra’ Barbari, coll’avanzarsi a Nissa, ed impossessarsi di quella Città, indi di Nicopoli sul Danubio; quando una nuova guerra aperta sul Reno, chiamò alla difesa delle proprie Contrade le Soldatesche di Baviera, di Svevia, e di Franconia.

Nella Bossina il Principe di Baden aveva combattuto contra il Bassà di quella Provincia. Si diede a credere, che in numero assai minore fussero gli Ottomani. Ma quando si presentò in faccia loro, li rinvenne da quindici mila in circa; quando Egli non contava che tre mila Cavalli, e quattro Cannoni. La necessità, e la volontà de’ Soldati ansiosi di combattere, impegnò il conflitto. Sotto di lui militavano due Generali Italiani, il Co: Castelli, e il Piccolomini1. Il primo comandava sulla diritta, il secondo sulla sinistra. Il Principe si riservò l’accorrere da per tutto. Scielse un sito, in cui non potesse esser preso di fianco. Gl’Infedeli con impeto furibondo si lanciarono più volte addosso a’ Cristiani, i quali, come se fossero un muro saldissimo, si resero impenetrabili. Dato il segno di assalire, sbaragliarono gli Spay, e gli misero in rivolta affatto. Circondati poi i Gianizzeri, gli atterrirono miseramente, sicchè molti gettarono le armi. Molti, meditando la fuga attraverso a’ boschi, e alle paludi, furono trucidati da’ Dragoni, che posero piede a terra. Dieci volte quasi tutti i Soldati Imperiali scaricarono l’armi da fuoco. Tale fu la stabilità, con cui costantemente pugnarono. Lo stesso Baden potette asserire, d’aver uccisi cinque Barbari. Tutto il bagaglio, e doviziose spoglie arricchirono i Vincitori, de’ quali nemmeno ducento mancarono. Alzò gran grido questa Vittoria, per essersi riportata dalla sola Cavalleria contra truppe quattro volte superiori di numero, tra’ quali un corpo considerabi-

  1. P. Vagner tomo 2 pag. 52.