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e di Soldati Italiani. 213

materiali per alzare argini, e trincee di difesa. Il Presidio era considerabile, composto de’ più ostinati Ribelli, i quali sortendo fuori, e ritrovando gli assedianti mezzo intirizziti dalla inclemenza della stagione, e maltrattati dall’umidità, che cadeva loro addosso, ne ammazzavano. Il Caprara scrisse alla Corte, ch’era necessario risparmiare il Soldato, e non esporlo con certezza di perderne molti, e poca speranza di conseguire l’intento. In tanto levava l’assedio, e rimetteva le truppe al riposo, perchè potessero servir meglio all’aria buona. Allora con uno stretto blocco poteva promettersi di costringerla a darsi. Andato il Caprara all’esercito, il General Caraffa intraprese di circondarla1. Vi fece piantare attorno cinque Forti reali, che chiuse la strada a’ soccorsi. Sbaragliò trecento Ussari, che tentavano d’introdurre sacchi di frumento nella Piazza; onde per salvarsi con celerità, dovettero questi gettar a terra il grano. Sorprese un Forte vicino alla Piazza. Guadagnò la Guarnigione della Palanca, e col mezzo di que’ Soldati tentò di sorprendere la Fortezza. La Principessa, vedendosi mal sicura colà dentro, chiese di poter ragguagliare il Marito della necessità, in cui era di rendersi. Negoglielo il Caraffa, rappresentandole la ostinata fellonia del Consorte, di cui doveva arrossire persino di chiamarsi Moglie. Ella per tanto determinò di accettare le condizioni offertele, ed erano, che si portasse co’ Figli a Vienna sotto la protezione dell’Augusto Signore. Alla riserva di Montgatz, e di Miclos si restituissero al Principe gli altri Castelli. Le Milizie, ed Uffiziali fossero reintegrati de’ loro beni. E quando sei seguaci del Techeli si ritirassero in Polonia, potessero per intercessione della Principessa godere i loro averi. Essa poi consegnò le insegne del Principato, inviate dal Sultano al di lei Marito. Uscita dalla Piazza, il Caraffa la trattò con ogni più Nobile espressione d’ossequio: le donò del suo molto denaro, e la fece servire con onorevole accompagnamento sino a Vienna. Ciò seguì a’ primi di Gennajo del

1688.

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I là passò il Caraffa in Transilvania, per esigere dall’Abaffi l’intero accordato col Duca di Lorena. Ma perchè se ne prolungava il pagamento, Egli, giunto nella Capitale, armò la Piazza con dieci Cannoni. Schierò alcuni reggimenti, e dichiarò al primo Ministro della Transilvania, che colla forza avrebbe riscosso il pattuito. Soddisfatto interamente, contenne le milizie in severa disciplina, onde niuno ebbe a lamentarsene. L’Abaffi mandogli in regalo un Cavallo riccamente bardato, e un sacchetto d’Ungheri. Il Generale accettò quel Cavallo; Rifiutò l’oro per sè, e lo comprese nelle Contribuzioni

  1. P. Filamondo suddetto pag. 62, 63, 64, 65.