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212 Azioni di Generali


Il Serenissimo di Lorena nel ritorno alla Corte, passò vicino ad Agna, ove quel Bassà, costretto dalla fame, voleva capitolare; ma pretendeva la presenza del Visir de’ Cristiani, diceva Egli, cioè del medesimo Duca, affine d’assicurarsi, che i patti gli fussero mantenuti, nè fusse soggettato al macello, con cui Maometto Terzo Gran Signore uccise i Cristiani, quando gli rendettero Agna. Il Principe non volle cogliere i frutti dell’altrui travaglio, e lasciò la gloria della Fortezza ricuperata a’ Capi Imperiali, che v’avevano faticato attorno. Questi furono il General Caraffa cogli ordini, e regolamenti prescritti. Il Marchese Gio. Battista Doria Genovese coll’esecuzione. Espugnò quattro Castelli del Vicinato. Bruciò i seminati d’attorno: Disfece più volte i Turchi usciti per foraggiare. Quattro alloggiamenti con forti ben regolati vi piantò il Marchese. Con questi attraversò i sussidj di fuori, e restrinse la fame di dentro. Il Duca di Lorena volle visitarli, ed osservatane la disposizione, intese poi anche le diligenze, nell’impedire i sovvenimenti alla Città, ne lodò la direzione del Doria.

Prima di ciò, tardando il Presidio a rendersi, il Caraffa aveva approntati Cannoni, e Mortari, con molti carri carichi di palle, e di piombo, per angustiare maggiormente la Piazza cogli spari, e cogl’incendj. Quando intese dal Doria, come il Comandante aveva esposto bandiera bianca. Lasciati pertanto gli attrezzi Militari, si portò Egli medesimo al Campo. Il Bassà, dalle allegrezze fatte, inteso l’arrivo del Generale, mandò a complimentarlo da quattro Uffiziali, e insistette perchè le Capitolazioni fussero sottoscritte da Cesare. Il Caraffa non solo ne fu contento; ma moderò i patti prescritti in avanti. A’ regali ricevuti corrispose con altri al doppio maggiori. Abbracciò caritatevolmente il Bassà, e lo tenne seco a lauto pranzo. volle, che prendesse due carri di rinfreschi con superbissimi Cavalli tutto in dono. Erano sette mesi, che la Guarnigione mancava di pane. Tanto Esso, quanto gli abitanti erano estenuati al sommo del lungo soffrire per mancanza di tutto. Cento, e sette pezzi d’artiglieria tutti di bronzo si trovarono in Agna, i quali rimbombarono al cantarsi l’Inno di grazie, per l’acquisto di una Città, Sede Vescovile, che assicurava all’Imperatore il possesso di quasi dieci Comitati. Poco tempo dopo seguì la resa di Montgatz, Fortezza sù un alto Colle con tre ritirare, una più elevata dell’altra, tutte inaccessibili. All’orlo del Monte stava la Città bassa circondata di forte palanca con fosso spazioso, e profondo pieno d’acqua. Per ordine venutogli da Vienna il Marescial Caprara l’aveva assediata a’ primi di Marzo. La stagione era impropria all’impresa. Pioggie iterate formavano grossi torrenti, che cadendo dalle montagne, allagavano la pianura. Alcuni ripari esteriori furono presi. Ma le milizie vi pativano estremamente per il freddo, che tuttavia durava, e per le acque, che inondavano gli approcci. Mancava la provvisione convenevole di fascine, ed altri