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e di Soldati Italiani. 209

conformità d’un ricordo, lasciato nelle proprie scritture, ed istruzioni dal Co. Raimondo Montecuccoli, il quale suggeriva, che quando si arrivasse a soggiogar Buda, si proseguissero le conquiste lungo il Danubio, senza arrestarsi sotto le Piazze di qua, e di là; poichè queste sarebbero cadute coll’affamarle per mezzo di stretto blocco, al che erano valevoli gli Ungheri medesimi con pochi Alemanni.

Il disegno del Serenissimo di Lorena mirava a giungere coll’armata sotto Esech, prima che il Gran Visir fosse in istato d’inoltrarsi colle maggiori schiere Ottomane. Prevenendolo sperava di espugnare la fortezza di debole difesa, ottenuta la quale si acquistava il possesso intero del fiume Dravo di gran parte della Schiavonia, e s’interrompeva la comunicazione dell’Imperio Turchesco colle Piazze d’Alba Reale, Canissa, Zighet, le quali circondate da poche schiere, che impedissero i viveri, sarebbero cadute per la mancanza di vitto. Il disegno era bello; ad effettuare il quale Esso Serenissimo accelerò l’andata al campo, e vi si trovò sotto Strigonia a’ primi di Giugno; ma non vi rinvenne, che sedici mila Combattenti per colpa frequente, nè mai punita dalla troppa bontà di Cesare negli Ufficiali, di prolungare l’uscita de’ reggimenti da’ quartieri. Ad accalorarli nelle mosse camminò Egli prestamente abbasso con quelle truppe, che aveva alle mani. Questa tardanza pregiudicò assai all’impresa; poichè gli Ottomani ebbero tempo, da ingrossarsi ad Esech, ed alzarvi un gagliardo trinceramento, in cui si chiusero. L’altro ostacolo nacque dalla difficoltà di dirizzare un ponte sul Dravo. L’incombenza di fabbricarlo fu appoggiata al General Caprara, che pose in opera tutta l’attenzione; affinchè con sollecitudine, e ben fermo fosse stabilito. Ma essendo la faccenda laboriosa per il crescere delle acque con nuove piene, le quali rapidissime distruggevano i lavori antecedentemente orditi, convenne spendervi dodici giornate. Anche questa seconda remora lasciò tutto l’agio al Gran Visir, di accorrere sotto Esech colle maggiori forze Turchesche, e rendere inacessibile il proprio trinceramento. Fu d’uopo per tanto retrocedere, ripassare il Dravo, e collocarsi sulle Campagne prossime alla Città di Cinque Chiese e al Monte Harsan. In quella vicinanza seguì la battaglia cogl’Infedeli. Mercecchè il Duca di Lorena da una parte, l’Elettor Bavaro dall’altra, ed avanti a tutti il Principe Eugenio, rovesciarono i Turchi, sortiti in più migliaja da’ loro ripari. Entrarono felicemente i Cesarei dentro il loro campo; sorpresero i Monsulmani, che non attendevano quella irruzione, e cominciarono una strage terribile di que’ Barbari. Il Serenissimo di Lorena, memore di quanto era accaduto in altri casi, che la vittoria, incamminata prosperamente, erasi convertita poi in disfatta per la soverchia avidità de’ Tedeschi, nel voltarsi troppo presto a bottinare, e v’erano esempj di più secoli, ed anche di quello d’allora, diede commissione al General Caprara d’impedire questo disordine. Il Caprara spe-