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156 Azioni di Generali

ava operando alla giornata. Confidava a lui liberamente la condotta d’ogni affare. Il che servì, a tenergli l’animo in calma, e ad infervorarlo nel buon servigio della Maestà sua Imperiale.

Stabilita la pace, il Montecuccoli s’industriò di persuadere all’Augusto Monarca, il conservare in piedi le Soldatesche, che formassero un perpetuo esercito, pronto, e disposto ad accorrere, dove lo richiedessero le urgenza dell’Austriaca famiglia. Con forti ragioni Egli stesso compose scrittura di questo tenore, che produsse più volte alle occorrenze, le quali sorgevano, quantunque non sortisse il bramato effetto per le opposizioni fatte da altri Consiglieri. Diceva, che le Milizie in buon numero, sempre apparecchiate, ed esercitate nelle armi, costituivano un tesoro di somma estimazione a benefizio de’ Sovrano, a’ quali conciliavano autorità, e venerazione. Facevano ancora a’ sudditi animo, per applicarsi alle arti, alle negoziazioni, e ad accumulare ricchezze sulla sicurezza d’essere ben difesi, e protetti. La stessa pace rendesi più facile, e più sicura ad un Principe armato, il quale provveduto di fulmine, poteva ad ogni momento scagliarlo, prima di muover rumore, ed o a prevenire il nemico, o a ributtarlo, o a soccorrere i Confederati, o ad impedire le ribellioni, o per qualunque altra occorrenza, che si presentasse. L’esito dubbioso, che prendette nell’ultima recente guerra, aver insegnato bastantemente quello, che si potesse aspettare da milizie, radunate tumultuariamente, le quali spesso sono state genti, la feccia delle Città. I Soldati di nuova leva, quand’anche avessero un Marte per Condottiere, non erano valevoli né ad intraprendere, né a perfezionare imprese illustri. Quando vi siano reggimenti in piedi, si possono reclutare con uomini sceltissimi, e robustissimi, i quali mescolati co’ veterani, e ben ammaestrati nelle palestre, a ciò destinate, vengono prestamente disciplinati, ed accostumati al travaglio. Qualunque altr’arte s’apprende più presto della militare, la di cui somma consiste nell’esporre la vita, e nello spogliarsi del timore di perderla. Lo che più s’insegna coll’uso, e colle vittorie, e meno co’ precetti. I Romani, per aver interrotto l’esercizio della guerra, furono vinti da’ Cartaginesi, e da’ Numidi. Quante Monarchie erano durate, e fiorite sin allora, lo dovevano ad aver avuto tanti Soldati, quanti Cittadini. La Casa d’Austria volesse, o non volesse, sempre avuto avrebbe da guerreggiare, se non altro in difesa del proprio. Aver Essa a’ fianchi l’Imperio Turchesco da una parte, dall’altra il Regno di Francia, potentissimi, formidabili, e amanti di guerra. Chi si ricorderà, quanto è avvenuto negli anni, ne’ quali visse, si rammemorerà, come sempre vi fu o guerra in piedi, o guerra da temere. Un esercito in piedi non può cagionare invidia alla Casa d’Austria, mentre a tutta l’Europa ha sempre dati saggi di modestia, e di equità. Niuno mette fuori cavilli, perché l’Inghilterra, o l’Ollanda tengono continuamente molti Vascelli armati. La Svezia ha regolato, che