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e di Soldati Italiani. 155

se vent’anni. Si ritirassero le milizie d’ambe le parti dalla Transilvania, e continuasse l’antico stile di eleggersi il Principe da que’ Stati. Fosse smantellato Zeccheleida. Cesare rimanesse Padrone de’ due Comitati di Zatmar e Zabolc. Potesse stabilire Presidj in Onod Collou, ed altre Piazze, come anco la libertà di fabbricare sul Vago una nuova Fortezza. Con solenne ambasciata alle due Corti, e con sontuosi regali si celebrasse la concordia, e si aggiungesse fermezza a’ trattati.

Questo è il costume de’ Turchi, guerre grosse, ma corte. Arrivare addosso a’ Cristiani, prima d’essere attesi. Ma quando gli vedono ben in armi, o stabilire Alleanza, parlano di pace, e contentansi dell’acquistato.

Giustissime ragioni mossero l’Imperatore a sottoscrivere la tregua. L’importanza di menar Moglie, e stabilire la discendenza; al che pareva più propria, e quasi necessaria la quiete. L’impotenza di resister Egli solo alla forza Turchesca, quattro volte più possente di lui in ampiezza di Stati, fondo di denari, e copia di milizie, massime di Cavalleria. Dagli Ausiliarj poco di stabile, e di sicuro potersi promettere. Ad ogn’ora potevano mancare. Venivano mal volontieri in numero inferiore al progettato. Difficilmente si sarebbono accordati nell’impresa medesima. Le condizioni della tregua erano di qualche rilievo. Si perdeva in vero Nayasel, ma con piccolissimo territorio. Si acquistavano due Comitati assai ampj colla fortissima Piazza di Zatmar. Si otteneva il fine primario della guerra:

cioè, che la Transilvania non cadesse in potere de’ Turchi, ma continuasse nel possesso, di farsi il proprio Principe. Queste erano le ragioni, che si esponevano in vista dell’Imperatore. Altre non mancavano. I torbidi dell’Ungheria. Le fazioni della Germania. I grandi armamenti della Francia con l’autorità sempre maggiore, che acquistava appresso molti Principi d’Alemagna. In somma le ragioni erano in tanto numero, oltre le già dette; onde non fu da stupirsi, se Leopoldo, che le comprendeva tutte, amasse di spedirsi presto dalla presente guerra. L’Imperatore ammirò sopra tutto la saviezza, e la prudenza del General Montecuccoli, nel comporre le grandi discordie, puntigli, competenze, discrepanze della volontà di tanti Capi Generali, e corpi di varie dipendenze, religioni, interessi. Ogn’uno aveva le sue opinioni, ed istruzioni. Ogn’uno voleva valere, e potere qualche cosa. Chi ordinato di praticare una strada, ne teneva un’altra a suo talento. Chi ritirò le guardie da’ posti comandati, e confidati con evidente pericolo degli altri. L’Imperatore, informato di queste, ed altre brighe consimili, capaci di stravolgere il cervello, a chiunque non aveva una testa ben ferma, e vigorosa, con lettere benignissime di suo pugno consolò più volte, e confortò lo spirito del Montecuccoli, confermandogli la soddisfazione piena, e il gradimento sommo di tutto ciò, ch’Esso Generale anda-