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154 Azioni di Generali

acquistarono cento, e venti tra bandiere, e Stendardi, vent’otto de’ quali caddero in mano de’ Francesi, guadagnate da loro. Molti impedimenti trattennero dal progredire a maggiori vantaggi. Pioggie foltissime empirono il fiume a tale altezza, che traboccò fuori delle rive, e inondò gran parte del piano colle trincee de’ Cristiani. Mancò la polvere. Scarseggiarono le vettovaglie. Quanto male fosse servito Cesare da’ Commissarj deputati per le provvisioni da bocca, e da guerra, sembrerebbe incredibile, se gl’Istorici nazionali non ne facessero fede indubitata, e se tutte le Corti de’ Principi, alle quali le querele delle milizie Ausiliarie furono trasmesse, non le avessero pubblicate con istupore, che non fossero castigati gravemente i prevaricatori in faccende tanto importanti. Lo stesso Montecuccoli dovette ascoltare rimproveri amarissimi assai frequenti, e aperte minaccie, intimate da’ Capi delle soldatesche straniere di andarsene. Esclamavano, essersi portati colà per combattere, non mai per morire di fame. Il Montecuccoli, armatosi di generosa sofferenza, andava tollerando; né mai tra tanti tediosi, ed importuni lamenti, uscì in parole, o fatti, che riuscissero molesti ad alcuno. Colla destrezza, tratti manierosi, e prudenza s’industriò di tenerli ben affetti a sé, ed uniti in buona corrispondenza di volontà tra di loro. Sei giorni dopo il Visir marciò verso Kement. Aveva ancora trenta mila Cavalli, non entrati in battaglia. Di là passò verso Alba Reale. Il Montecuccoli disegnava di passare il Rab, e attaccare la retroguardia. Reclamarono gli altri Generali, e dissero, che conveniva in avanti ristorare le truppe stanche col riposo, ed attendere quattro mila uomini col Principe Uldarico di Virtemberg. Sulla fine del mese l’esercito accampò tra Sopronio detto ancora Odenburg, e Guntz. Il Gran Visir accresciuto da nuove genti, passò il Danubio a Strigonia, e venne a Nayasel. Il General Susa erasi col suo corpo trincerato in vicinanza di Comorra. L’esercito Cristiano, accelerando, i passi tragittò il Danubio a Possonio, e si collocò dietro il fiume Vago, sù cui gettò un ponte con disegno di portarsi a Nitria, e dar battaglia. A tal effetto raccolse tutte le truppe. Ma qui pure mancò la provianda con isdegno sommo di tutte le soldatesche, che non sapevano capire, come in mezzo alle piazze amiche con le condotte del Danubio non fosse apparecchiato, e pronto, il con che sostentarsi.

Ma già la pace era fatta, e il Montecuccoli ne ricevette l’avviso. Nel Campo del Visir dimorava l’inviato Cesareo Renninger con piena autorità, di conchiudere quello che la prudenza gli avrebbe dettato all’occorrenza. Dopo la battaglia il Visir mandò alcuni Turcimani, per intendere, s’esso voleva parlar di pace; giacché prima l’aveva proposta tante volte. Inteso che sì, a’ dieci d’Agosto si convenne a Vasvarino sul Rab in faccia a Kement con questi patti: che la tregua da stabilirsi duras-