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e di Soldati Italiani. 153

ni, che in questo giorno Cesare ricevette l’Imperiale Corona; Noi dobbiamo oggi, con gloriosa vittoria, rassodarla sul di lui Capo. Io giudico, che la vittoria sia nelle nostre mani; se tutti unitamente allora medesima congiunti d’animo, e di forze, assaliremo i nemici: chi sa cosa possa succedere in una notte, tempo di pensieri torbidi, di spaventi improvvisi, e di risoluzioni stravaganti. Nel nome del Signore andiamo a combattere. Il Montecuccoli regolò subito l’ordinanza. Appoggiò la diritta, e la sinistra alle piegature del fiume. Dispose il rimanente in figura di mezza Luna. Ordinò, che al tempo medesimo tutti lentamente colle file ben serrate tra lo sparro incessante de’ fucili, contrapponendo a’ schiamazzi degli Ottomani clamori gagliardi, assalissero. Tra lo strepito delle trombe, e de’ tamburi alla prima impressione ben regolata cominciarono a cedere i Turchi, ad abbandonare con gran mortalità il terreno ov’erano fortificati, e a rovesciarsi gli uni addosso agli altri. I più prossimi al fiume si gettarono nelle acque, senza aver tempo da esplorare i guadi per i quali erano passati, e moltissimi rimasero annegati, perchè essendo le rive dal canto loro alte, e sdrucciole, difficilmente potevano salirle. Da sei mila rimasero trucidati sul Campo. De’ Cristiani più i feriti, che i morti in questo secondo conflitto. Quasi tutti i Colonnelli Cesarei rilevarono qualche colpo, tanta fu la bravura, e fermezza, con cui combatterono. De’ Francesi la maggior parte de’ Capitani rimasero feriti. Fu fama, che il General Fogliada uccidesse egli solo venti Turchi. Anche le altre truppe Ottomane tentarono il passo più sopra, ove furono rovesciate con grande uccisione da’ Dragoni, e da’ Croati.

Non contenti di ciò i Cristiani obbligarono col fuoco de’ Moschettieri i Gianizzeri, ad abbandonare l’artiglieria, piantata di là dal fiume. Indi passando a nuoto, parte ne inchiodarono, parte rovesciarono nella corrente, che fu poscia condotta al Campo Cesareo. Computate tutte le fazioni, succedute per più giorni al fiume Rab, perirono sedici mila Turchi. De’ nostri nel conflitto della mattina mille ottocento quasi tutti Ausiliarj Alemanni. Il Montecuccoli ebbe uccisi quattro cavalli sotto di sè, e solo sul quinto compì la Vittoria. Di essa diede ragguaglio a Cesare con amplissime lodi a tutti i Generali, ed Uffiziali di merito. Solo di sè tacque con ammirabile modestia.

Al patrocinio speciale della Vergine Santissima professò egli dovuta la felicità dell’impresa. L’Imperatore ordinò, che in tutte le Chiese di Vienna se ne rendessero grazie solenni all’Altissimo, come si fece nel Campo all’Onnipotente Signore, e alla Beatissima Madre. Al Montecuccoli conferì la dignità primaria tra le militari col titolo di Tenente Generale. A’ Conti di Colignì, Holac, Baden, Valdec compartì regali nobilissimi. A’ Colonnelli Colanne d’oro. Furono promossi a carica maggiore D. Giberto Pio, e lo Sneidau. Oltre una paga di più a’ soldati, che conseguirono grossi bottini in denaro, ritrovato addosso a’ nemici, e in suppellettili preziose, e in armi guernite d’oro, e di gemme. I vincitori