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e di Soldati Italiani. 149

gliavano l’abbandono del Forte, il quale tutto andava in ruina. Il Montecuccoli col General Spaar passò a visitare il tutto, e sotto gli occhi suoi vide andar in aria per forza di mina nemica la faccia d’un Baluardo. Ordinò per tanto il ritiro del Cannone, e poco dopo della Guarnigione. Ma appena uscito Egli, i Turchi con orribili schiamazzi, e colla scimitarra alla mano, rovesciato un debolissimo riparo, che rimaneva, entrarono nel Forte con incredibile terrore de’ Difenditori, che postisi a fuggire verso il ponte, ritrovarono nell’acque quella morte, che temevano dal ferro ostile. Fraccassatosi il ponte, ottocento annegarono, quattrocento rimasero uccisi, o prigioni. Soli trecento si salvarono, tra’ quali il Tassi, gravemente ferito, mentre alla meglio resisteva. I Partigiani dello Sdrino inveirono contro il Montecuccoli, come avesse mal difeso il di lui Forte. Ma il magnanimo Generale, ammaestrato a non curare le vane dicerie, perchè non crescessero le amarezze tra lui, e quel Cavaliere, coll’opera del Conte Pietro Sdrino di lui Fratello, esibì al Conte Niccolò, di accettarlo per Collega nel comando, se veniva al Campo. In oltre scrisse espressioni, capaci di placare il di lui animo. Il Visir, venuto a visitar il Forte, ne ordinò la demolizione. Ne’ giorni seguenti con barche, e con pontoni tentò il passaggio del fiume Mura. Ma sempre ributtato da’ ridotti alti, e da fosse profonde, fatte lavorare in faccia dal Montecuccoli. Mosse per tanto verso Canissa. Il Montecuccoli, lasciati tre reggimenti alla custodia del fiume Mura, si collocò tra questo, e il fiume Rab con ponti su l’uno, e sull’altro, per accorrere prestamente, ove versasse il bisogno. Presidiò la fortezza di Gissinga, inespugnabile per forza. Si congiunse cogli altri Ausiliarj, venuti dall’Imperio sotto il Marchese di Baden, indi co’ Francesi. Parte d’essi, venuti per Saltzburg, per la Stiria, e Rachesburg, fu applaudita da’ popoli con gran lodi, ed acclamazioni di felicità al Re Cristianissimo, la di cui insigne pietà porgeva loro quel generoso sovvenimento. Nel mentre che seguivano affettuosi complimenti tra’ Generali, giunse notizia, che il Gran Visir con quindici mila Cavalli camminava in fretta verso il fiume Rab. Il Montecuccoli, presa seco la Cavalleria, ordinò alla Fanteria di tenergli dietro al coperto de’ boschi, e de’ Monti, sparsi per quelle Campagne. L’importanza dell’affare consisteva nell’impedire a’ Turchi il passaggio di quel fiume. Premise il Baron Kussenio con Dragoni, e Croati. Questi arrivarono in tempo, ad impedire il transito al Visir: Poco dopo il Montecuccoli con somma prestezza piantò corpi di guardia a Kerment, e a Esakan, che ripulsarono bravamente con istrage gl’Infedeli. Arrivò la Fanteria Cristiana, e al Visir giunse il rimanente del suo esercito. Il Turco calò più abbasso, e il Montecuccoli gli tenne dietro. A’ trenta di Luglio le due armate si cannonarono scambievolmente. E perchè la battaglia era inevitabile, il Montecuccoli distese in carta gli ordini da osservarsi; tanto più che alla riserva de’ Ce-