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144 Azioni di Generali

staccò venticinque mila Cavalli sotto la condotta d’Ismael Bassà di Damasco; i quali dopo il contrasto di venti giorni passarono il fiume Vago, e distribuiti in varj grossi Corpi, cagionarono mali immensi nella Moravia col bruciare terre, distruggere il paese, e strascinare gli abitanti a migliaja in ischiavitù. Tra questi fuvi il Padre Langlojo Gesuita, preso da’ Moldavi, e venduto al loro Principe, che volle parlargli spesse volte; e udendo esortarsi, come Cristiano, a risparmiare più che poteva il sangue de’ Cattolici, promise di farlo, anzi di giovare a Cesare, col trasmettere segretissime, ed utili notizie a’ di lui Generali, come eseguì più volte coll’opera del medesimo Langlojo. Uno stuolo di sei mila Cavalli, presentatosi a Nitria, obbligò la Città alla resa. Il Castello, che poteva sostenersi, si diede subito. Il Comandante, convinto di viltà, vi perdette la testa sotto la Manaja. Lo stesso castigo incorse il Governatore di Levenz per simil fallo. Queste perdite disanimarono la rimanente Ungheria; onde il Palatino, l’Arcivescovo, e gli altri riputandosi perduti, andavano ravvolgendo nell’animo la deliberazione, di rendersi Tributarj del Sultano.

Solo il General Montecuccoli in mezzo a gravissimi pericoli, moltiplicava le industrie. Scorreva da tutte le parti. Incoraggiva gli abbattuti. Scuoteva gl’infingardi. Occupava tutte le strade, e i siti angusti. Munì la rocca di Possonio con nuovi ripari. Vegliò con somma attenzione alla guardia dell’Isola di Schut, dalla di cui conservazione dipendeva la somma degli affari, e la pubblica salvezza. Vi spedì tre Reggimenti. Affrettò la venuta del Conte Sdrino colle sue genti, e con le altre di Stiria alla di lei difesa.

Tante perdite divulgate per l’Alemagna colla notizia delle debolissime forze di Cesare, e del potentissimo esercito Turchesco, determinarono gli Elettori, e Principi dell’Imperio, a pensarvi un poco meglio sopra il come riparare quelle frontiere dell’Alemagna contra le imminenti invasioni del prossimo anno

1664.

L

’Imperatore si portò a Ratisbona. Vi concorsero gli Elettori di Magonza, Treveri, Baviera, Sassonia. Fu deliberato di mettere in campo quaranta mila Fanti, ed otto mila Cavalli, nervo di gente, abile a cacciare i Turchi dall’Ungheria se si congiungeva co’ Cesarei. Ma perché molti si lagnavano, d’essere troppo aggravati, il ribasso calò tanto, che appena arrivò alla terza parte. Molte condizioni furono aggiunte, che diminuivano le maggiori utilità, che potevano ricavarsi dal presente soccorso.

Parecchi Principi concorsero a corroborare la possanza di Cesare. Il Pontefice vi contribuì settecento mila scudi d’oro. Più d’altrettanto si raccolse dalla concessione data dal medesimo sopra i beni Ecclesiastici