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140 Azioni di Generali

favellare. Quale Egli era, tali voleva i paggi, e tutta la famiglia. Mortificava il suo corpo con discipline, ciliccj, ed altre asprezze, e queste penitenze praticava anche nelle guerre. I Confessori, a’ quali esso palesò tutto l’interno suo, affermano, che portasse al sepolcro il Corpo intemerato da qualunque macchia. Era parcissimo nell’uso del cibo, e della bevanda. La sera cenava assai frugalmente. Non nella tavola, ma nell’adornamento delle Chiese voleva spendere. Col crescere degli anni s’augumentarono in lui la pietà, e le pratiche divote. Ogni giorno recitava l’uffizio Divino, e tante altre preci, che richiedevano lungo tempo. Quotidiano era l’udir Messa, ed ogni settimana il communicarsi pubblicamente colle ginocchia per terra senza scabello d’appoggio con affetti così ardenti, che moveva le lagrime a’ medesimi Protestanti, soliti per altro a deridere tali dimostrazioni de’ Cattolici. Mai si vergognò di quella Fede, e sacre cerimonie, che professava. La Processione consueta nella festa del Corpus Domini veniva celebrata da lui con solennissima pompa non solo nelle Città, ma ancora ne’ Campi di guerra, e v’assisteva in Persona, fosse Sole cocente, fosse pioggia, oppure si ritrovasse nelle trincee battute da’ colpi nemici. Ove sapeva, che si portasse il Divino Viatico, correva subito ad accompagnarlo. Nodriva confidenza filiale nella Vergine Santissima, riconosciuta da lui per sua amorosa Madre. Rendeva i dovuti onori a’ Santi Appostoli, e a’ celesti Protettori, che con favori manifesti gli ricompensarono il culto prestato loro. Portava appese al Collo, per non mai dimenticarsele, alcune proteste, composte, e scritte da lui, colle quali indirizzava tutte le sue azioni a’ fini subblimissimi di gloria di Dio. Era liberalissimo verso de’ poveri; e quando mancavagli il soldo all’esempio di S. Leopoldo, donava le proprie suppellettili. Amava di far limosine abbondanti occultissime, senza che si sapesse esser Egli il donatore. Lavava i piedi a i mendichi. Venerava con somma riverenza, ed ubbidienza i Pontefici, come Vicarj di Cristo Salvatore. Difendeva l’onore degli Ecclesiastici, e de’ Religiosi con affetto da Padre, sino a rifutare col proprio studio, e carattere un libello, pieno d’ingiurie a loro oltraggio. Godeva estremamente, quando veniva ragguagliato della conversione de’ Protestanti all’antica credenza Cattolica, e molto meglio quando il numero era grande.

Infermo a morte, e certificato del pericolo, recitò l’Arciduca con sentimento sommo di pietà una formola di ben morire, che per diciotto anni era ogni giorno consueto di protestare a Dio. Si fece leggere la tormentosa Passione di Gesù, con cui confortava lo spirito alla sofferenza de’ suoi dolori. Essendogli proposto, come buon rimedio al suo male, il farsi allattare da qualche donna, lo rifiutò con pudica alienazione di medicamento inusitato. In età di quaranta otto anni, ricevuti i Santi Sagramenti placidamente spirò. In vita, e in morte fu commendato grandemente da’ Sommi Pontefici Innocenzio Decimo,