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e di Soldati Italiani. 139

tore Retano Veneto, difendendosi bravamente, lasciò tempo al Colonnello Sneidau, di portargli soccorso. Si sperava di acquietare ogni torbido colla pace. Chiedevano i Turchi l’uscita de’ Presidj Cesarei dalla Transilvania, e la demolizione del nuovo Forte, eretto dal Conte Niccolò Sdrino in pochissima distanza da Canissa, ove il fiume Mura si scarica nel Dravo. La morte del primo Visire Kiuperlì disturbò la conclusione dell’affare. A lui con insolita fortuna tra gli Ottomani succedette il Figlio, giovine di vent’anni, dato allo studio dell’Astrologia. Questi rimise il negozio della pace al Bassà Halì, come pratico della faccenda. Si maneggiarono per molti mesi i Capitoli della Concordia con inopportuna tardanza della Corte di Vienna, in ispedire le commissioni al suo Ministro. I Turchi appresero, che tanta lunghezza ridondasse in loro disonore. Armarono potentemente, e furono in istato di muoversi con grosso esercito; quando i Ministri di Cesare, divisi in fazioni, a tutt’altro pensavano, che ad apparecchiare una vigorosa resistenza. Quattro de’ migliori reggimenti furono concessi agli Spagnuoli. Non si riclutavano gli altri, e si passavano i mesi in somma tardanza, come se si godesse alta quiete. Per altro, se si fosse presentata a’ confini una mediocre Armata, come suggerivano alcuni Turchi, amorevoli a Cesare, il Visir, che come nuovo, era ancora cautissimo, non avrebbe abbracciato il partito della guerra.

A peggiorare le determinazioni della Corte Imperiale concorse la morte dell’Arciduca Leopoldo Zio dell’Imperatore, il quale colla sue presenza, ed autorità dava soggezione a’ Consiglieri di Corte. E perchè di questo Principe è occorso, di favellarne nella guerra Svezzese, però non meriterà biasimo una breve digressione, che formi elogio alle di lui eccellenti virtù; bensì gioverà a dimostrare, come in tutti i secoli la grazia Divina ha saputo di gran Guerrieri formarne Eroi eminenti in integrità di costumi. Da Giovinetto studiò l’Arciduca lettere umane, Filosofia, Mattematica, Giurisprudenza sotto varj Precettori Gesuiti con profitto così insigne, che non ad apparenza, ma in realtà produsse al pubblico solenni dispute con sommo ingegno, e con eguale ammirazione di tutta la Corte. Dalla prima età comparve divotissimo, e grandemente inclinato ad orare. Per la modestia, congiunta a certo pudore Verginale, veniva chiamato l’Angelo Arciduca. Con somma gelosia custodì la purità. Finchè fu Governatore della Fiandra, non permesse mai a Persona d’altro sesso quello, che prima era in uso, cioè l’ingresso di donna nel Giardino di Corte. Dovendo accogliere Cristina Regina di Svezia nel proprio Palazzo, lo divise in due, per modo che non vi fosse accesso dall’uno all’altro. Occorrendogli incontro di Dame, o Principesse, abbassava gli occhi a terra, e sfuggiva il parlar loro. Se a lui si presentavano, voleva esser veduto dagli astanti; Si metteva in aria severa: rifiutava il bacio della mano: nè dava loro veruna ombra di confidenza. Bandiva i Commedianti liberi nel