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e di Soldati Italiani. 119

abbandonate. Prestamente gli diede addosso; ed investendolo in testa, ne’ fianchi, ed alle spalle, lo costrinse ad una rapidissima fuga.

Mancato il foraggio, i Francesi, e Svezzesi passarono l’Iser, e si collocarono fra l’Iser, e Lamber in luogo molto vantaggioso. Non potette, tenere loro dietro il Piccolomini per la situazione del Paese, impraticabile, a cagione d’essere pantanoso, e allora guasto dalle pioggie. Marciò dunque gli 8 di Settembre a Landau, e preso a discrezione il presidio del Castello di Achein, si trasportò a Vilsburg. Anche i nemici, levatisi da Masburg, tragittarono e l’Amber, e si spinsero a Dacau dietro un Marasso lungo una mezza lega. Furono seguitati dagl’Imperiali, che giunsero il primo d’Ottobre ad Ardingen. Quivi il Piccolomini ricevette ordine da Cesare, di spiccare mille Cavalli, e mille Fanti verso la Boemia al soccorso di Praga. In tale occorrenza comprovò il Piccolomini, quanto fosse grande la sua prudenza, fedeltà, e valore. Senza frappor indugio mosse il giorno seguente alla volta della Boemia non solo i mille richiesti da Cesare, ma 400 di più tanto Cavalli, quanto Fanti, per rendere il soccorso tanto più vigoroso. Aveva l’Imperatore scritto al Bavaro, chiedendogli lo smembramento di quella gente, tanto necessaria per la conservazione della Boemia. Il Piccolomini, sapendo, quanto fosse facile il Bavaro in simile congiunture, ad uscire in rimproveri contra di Cesare, ritenne quella lettera, e addossò a sè medesimo la liberazione presa. Scrisse all’Elettore, che stante gl’irreparabili pericoli, che soprastavano a Praga, i quali sariano rimbalzati ancora in danno della Baviera, aveva giudicato necessario1, d’inviare colà qualche rinforzo; con tutto ciò rimanesse sicura S. A. Elettorale, che si sarebbono proseguite le operazioni contra all’esercito avversario; poichè un buon Capitano più guadagnava coll’industria, coll’arte, colla vigilanza, e con prevalersi delle congiunture favorevoli, che colla forza. Per levar poi ogni motivo di lamento all’Elettore, quel giorno medesimo che fu li 5 Ottobre il Piccolomini s’avanzò contra il nemico. Tale risoluzione fu giudicata assai animosa, e degna di sì gran Capitano; poichè essendo egli inferiore di milizie, d’artiglieria, e di tutto, osasse d’inoltrarsi verso de’ nemici,, accresciuti nuovamente di 3000 uomini, richiamati alla loro armata da Rain, dove accampavano. Si passò dunque l’Iser, e la fortuna, che ajuta i consigli arditi, e prudenti, favorì questo disegno. Avvenne, che l’Urangel con grosso corpo di Cavalleria, e di Dragoni in compagnia della maggior parte degli Uffiziali erasi portato alle caccie in un sito, due miglia distante da Monaco, ove gran quantità d’animali pascevano quietamente. Per sicurezza aveva posto un Colonnello con cento Cavalli in imboscata dentro gran selva a tiro di Cannone dalla mura della Città, per osservare quelli, che di là uscis-

  1. Siri tomo decimo terzo del Mercurio.