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114 Azioni di Generali

cato dal Milander, diede molto da mormorare. All’opposto l’avere il Pompei posto in sicuro la vita di Cesare, e disfatti gli assalitori nemici, conciliò a lui grand’applauso. L’Imperatore lo chiamò d’avanti a sé, e l’onorò con molta lode, e con cortesi ringraziamenti.

Da parecchi anni era passato al servigio di Casa d’Austria il Conte Tommio, Cavalier Veronese d’Illustre, ed antica prosapia. Si trovò alla battaglia di Volfembutel; ove sostenendo la zuffa vigorosamente, ebbe ucciso il cavallo, e rimase prigione, trattato però da’ nemici con onore. Riscattato con cambio, intervenne alla battaglia seconda di Lipsia. Ivi rimase ferito; Perloché condotto a Praga fu fatto visitare dall’Arciduca Leopoldo con espressioni di ringraziamento per il gran valore, con cui aveva operato in quel fatto d’armi. Lo stesso seguì nella battaglia di Jaconitz, nella quale doppiamente ferito fu mandato a Praga nella lettica medesima dell’Arciduca, e da lui visitato personalmente, che poi gli rese nuove grazie del buon servigio prestato; e mentre continuò la cura, bene spesso l’andò regalando.

La difficoltà di sussistere a lungo nelle vicinanze d’Egra, determinò l’Imperatore a mutar posto coll’armata. Egli si ritirò a Pilsen, e ivi fermossi per esser vicino, a dar gli ordini di quanto dovesse operare l’Esercito, non molto discosto di colà. Dopo due mesi di campeggiamento senza incontro di considerazione tra le armate, s’incamminò il Milander contra gli Svezzesi, alloggiati parte in Pleucen, e parte su un monte a veduta di Triebel. Di questa separazioni riputarono i Cesarei opportuno il prevalersene a’ loro vantaggi. Fu il primo il Capitan Martellini Italiano con cinquecento Fanti scielti, sostenuti da mille Cavalli, ad assalire alcuni Forti, che coprivano la guardia avanzata del Nemico. Espugnò i Forti con la presa di quattro piccoli Cannoni, e rovesciò in fuga la Cavalleria avversaria. Il buon successo riempì di maggiori speranze lo spirito del Milander, che s’accinse a fazioni maggiori. Con tutta la Cavalleria, sostenuta da mille Fanti, attaccò la diritta degli Svezzesi. Gio. di Vert guidava la diritta: il Co. Raimondo Montecuccoli la sinistra. Il Milander si teneva nel mezzo, e il Marchese di Baden reggeva i Fanti. Si dovette traversare un sito selvoso angusto, che non permetteva di marciare se non a pochi Cavalli alla volta; con tutto ciò, superato quest’ostacolo dall’attenzione de’ Generali Cesarei, si uscì dal bosco, e formati cinque, o sei squadroni, si attaccarono da tre mila Cavalli i nemici. Sopravvennero altri Imperiali, sortiti dalla selva. Dopo lungo contrasto di due ore furono rotti gli Svezzesi con perdita di più di mille dugento di loro, ed acquisto di 19 Stentardi.

L’armistizio, stabilito tra il Duca di Baviera, e le due Corone di Francia, e di Svezia, durò appena sei mesi. Era stato persuaso l’Elettore, che questa sua neutralità coadiuverebbe molto ad avanzare i trat-