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108 Azioni di Generali

mondo Montecuccoli, di cui non conviene differire più oltre il dare esatta contezza dei di lui primi anni, e de’ primi servigi militari. Da famiglia antichissima, e Nobilissima, stabilita da parecchi secoli sul Modonese col dominio di più Castella, riconosciute per feudi Imperiali, finchè l’autorità Cesarea fu possente in Italia, derivò la sua origine il Conte Raimondo nel 1608. Ebbe per Genitori il Co: Galeotto, e la Contessa Anna Biggi Ferrarese, stata Dama della Duchessa Margherita d’Este, e poi l’ultima, in cui si estinse quel cospicuo Casato. Il Conte Galeotto sulla traccia di molti antenati, famosi in armi, applicò alla guerra. Ito venturiero in Ungheria, e in Francia. Indi Capitano d’Italiani, mandati in soccorso di Casa d’Austria, si segnalò distintamente nell’assedio di Canissa. Il Conte Galeotto ebbe due Fratelli, Girolamo, ed Ernesto. Il primo ascese alla dignità di primo Ministro della Corte dell’Arciduca d’Ispruc nel Tirolo. Il secondo pel merito d’azioni generose salì di grado in grado nella milizia Imperiale sino all’onore di Generale dell’Artiglieria.

Dalla prima giovinezza diede il Conte Raimondo nobili presagi, di dover ascendere a virtù grandi; giacchè fin d’allora mostrava gravità di costumi superiore all’età, praticava indefessa applicazione allo studio, vincendo colla forza dello spirito quella tediosità, che reca a’ fanciulli la fatica dell’apprendere. Altro spasso non gradiva, che l’esercizio delle arti Cavalleresche, dell’armeggiare, del cavalcare, e delle altre occupazioni, le quali rendono la Persona agile al travaglio signorile1. Esperimentava un gusto sommo nella lettura delle Storie. Palesava genio stupendo a sentir parlare di guerra, e de’ fatti illustri degli Eroi militari, nell’udire i quali dava a divedere ardor grande d’incamminarsi nella professione delle armi. Queste illustri doti, venute alla notizia del Zio Ernesto, lo persuasero, a chiamare in Germania il Nipote, ancor giovinetto; affine di provare a buon ora gl’impieghi e i patimenti della milizia. E perchè nel mestiero della guerra niuno riesce più eccellente in meglio comandare, quanto quegli, il quel dagl’infimi è trascorso a’ più alti impieghi, non volle il Conte Ernesto prevalersi de’ favori della Corte Imperiale, per avanzar il Nipote di lancio a governi militari; Ma ordinò, che in qualità di volontario operasse, e travagliasse da semplice soldato per tempo non piccolo, ora col moschetto sulle spalle, ora colla picca alle mani. Con una severa; ma pur discreta disciplina, indurasse il corpo alle fatiche, e agli stenti del Campo. Quindi servì per qualche tempo nella Fanteria, Uffiziale in più reggimenti, e per altro tempo nella Cavalleria. Essendosi ben fortificato, ed istruito, fu fatto Capitano di Cavalleria da D. Annibale Gonzaga de’ Principi di Bozolo, stato egli pure gran Guerriero. Dopo alcuni anni lo pose alla testa del suo reggimento di Corazze. In

  1. C. Gualdo, Vite suddette. V. Montecuccoli.