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Libro Decimoquarto. 397

cij domestici non si confondessero, e che niuno s’arrogasse temerariamente l’offitio dell’altro, perilche gli Servitori non haveva occasione, alterati da colora, di contrastare frà di loro, venire à differenze, è caricarsi di villanie. [Costumi de' Cortegiani.] Non si sentivano in Corte improperij, non si provocava con biasteme, e maledicenza l’ira di Dio, cosa che à nostri tempi, altrove si permette, senza alcun castigo. Vivevano con gran divotione, e timor di Dio, seguivano senza prorumpere in impertinenze l’integerrima vita del lor Prencipe, è Vescovo, non tanto per tema della pena impostali, come perche conoscevano, e giudicavano esser cosa honorata, e degna di chi professa la Fede di Christo il vivere piamente, è di proprio volere haver in odio le cose danate dalla nostra Christiana Religione.

Quindi senza tumulti, e strepiti s’esequivano conforme il voler del Prencipe, con ogni diligenza gli affarri domestici. [Il Trentino fà scielta d'huomini di vita approvata.] E non lo stimiamo men degno di lode in non admettere egli alcuno alla Corte, se prima non havea ben spiato gli suoi costumi, di che più si dilettasse, & ove piegasse il suo genio, di modo, che fatta cotal scielta d’huomini, nella sua Corte, facilmente si dobbiamo persuadere, che quella forbita, e purgata Corte rappresentasse à forastieri una scola, e seminario di buoni costumi.

Faceva volontieri conviti, è quelli all’usanza Tedesca frequenti. Quando mangiava solo non era molto avido di vino, è si contentava di poche cose. Non giudicava degni di lode, quelli, che ne provati conviti, eran soliti presentare in tavola quantità di fercole, sufficienti à grandi, e famosi banchetti. Da questa sobria moderatione di mangiare, e bere principalmente, conservò, & rittenè una ferma, e soda sanità.

Mà invitando alcuno, ordinava conviti lautissimi, & abbondantissimi, di modo che voleva fussero di molte, e varie vivande, imbanditi, comandando che à tutti gli convitati fossero messe avanti l’istesse cose, non per empirsi medemo dell’abbondante diversità de cibi, ma perche gli pareva bene, e stimava suo debito accogliere gl’amici, sopra il viver ordinario, e famigliare, e più splendidamente trattargli. Mai però invitava senza far scielta delli convitati, manco gli riceveva senza ricchi preparamenti, si dilettava non poco delli loro virtuosi discorsi, di modo che era solito chiamare la mensa madre delli amici, come se nella mensa si generassero, e parturissero, ancorche dapesse essere d’alcuni biasmati quelli, che procurano provar gli amici nelle mense, qua-