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392 | Delle Croniche di Trento |
di contrada in contrada vien condotta, commandò con publici editti si lasciasse scorrere per gli destinati canaletti, & acciò dalla perversità, e malitia humana non fossero rotti, e guastati, instituì huomini da eleggersi della plebe, quali havessero d’anno in anno la cura, e sopraintendenza per mantenimento delle Piazze, e contrade, imposte gravi pene, à chi deviate, e storte havessero malitiosamente l’acque, con impedirle dal lor ordinario corso.
[Palazzo del Cardinale di Trento.] Cominciò, e ridusse à perfetione molt’altre considerabil opere, principalmente fabricò il Palazzo, nella parte del Castello, che riguarda il Giardino da fondamenti alla cima, fabrica degna d’essere annoverata (è forsi preferita) à parere di ciascuno, frà le più superbe d’Italia, qual con smisurato coperto s’inalza uguale al monte, è come habbi il popolo sotto il suo dominio, e bachetta d’alto soverchia la Città.
Haveva, di consiglio di chi soprastavano alla fabrica, assegnata annual summa di dannaro, per ridurre quanto prima quella fabrica à perfettione. Vedevansi le colone di marmoro per le varie machie riguardevoli, quali sostenevano le fabriche à volto, & altre le travature indorate.
[Libraria ricolma di diversi volumi.] V’aggionse la Libraria ripiena di gran copia de volumi, trattanti varie materie. Diede la carica di tenerla in ordine, e fornita à persone per ogni rispetto dotte, pratiche, acciò d’ogni parte procacciassero Libri di qual si sia sorte. Imitò in questo Cesare Dittatore, e Tolomeo Re degli Egitij, l’uno de quali dicessi desse la cura d’acumular Libri à Marco Varone, l’altro à Demetrio Falero. Si che è manifesto, che il Trentino instituì Libraria tale à nostri tempi, quale continua la fama gli Attalici formassero in quelli tempi antichi, in Pergamo. Nel qual luogo non tanto della bellezza dell’edificio, come della gran copia de Libri compiaciuto, volse più volte congregare gli dotti in Consulta, e tener publici consigli. [Palazzo fabricato col riguardo ad ogni sorte di comodità.] Quindi nelli maggiori ardori del Sole restan d’oppacca ombra prohibiti, e banditi gli di lui cocenti raggi, e dalla soave aura, che dalli più alti lidi dell’Oceano spira dolcemente temprato il calore delli estivi ardori. Dall’altra parte non può haver alcun addito l’Inverno con suoi horridi influssi, perche quasi in seno intromesso, riceve il Sole di Primavera.
Gli lati del Palazzo, frà di loro à proportione, in longa distanza tirati, e quasi a guisa d’animali cornuti con promineze, e propugnacoli in fronte diffesi: nel mezzo s’estende una Piazza politamente salisata, e d’ogni intorno da bellissime mura circondata,