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Libro Decimoquarto. | 391 |
nuove, ò al meno à ristaurar con grossi spese l’antiche. Finalmente si diede con tanta applicatione d’animo per tutto ad accrescere il culto Divino, che non solamente procurava rinovare le fabriche antiche, è consumate, ma anco più di quello che furon da principio polirle. Perche giudicava esser suo officio l’haver cura delle cose attinenti al culto Divino.
Basta che habbiamo toccato superficialmente le sudette cose, non potendosi à pieno spiegare. Fà però di bisogno, che s’estendiamo alquanto nel discorrere delli ornamenti della Città, del Palazzo fabricato, e del Castello Episcopale, dovendo etiandio à questo applicar l’animo, per spiegarne una qualche parte. Suase questo Prelato il popolo, che anzi alle volte con publiche Proclame, & editti constrinse à disporre in ordine, & adornar la loro Città, fabricata all’antica, con gli tetti troppo esposti, e sovrastanti alla Città: opera comminciata dalla diligenza di Giorgio Neidechiero, suo antecessore. [Trento abellito, e rinovato.] Et in ciò talmente adoprosi, che tutti à gara stimolati da certa cupidigia di lode, inalzarono le Case, & quelle che erano fabricate di pietre communi, ò quadrelli cotti, alcuni le fabricarono di pietre quadrate, altri di marmori, altri per renderle più vistose, e belle da eccellenti Pittori le facevano dipingere, acciò dall’artificio delle Pitture, da varie historie, ò favole tratenuti gli passaggieri, ne prendessero honorevole diletto.
E proprio de Pittori far nuove inventioni, e fingere cose non più vedute. Si poteva perciò gloriare il Trentino d’haver introdotti nella sua Città, come quasi in Caverna gli raggi Solari, & haver resa la Città più commoda, e sana, & havendola trovata di quadrella, e pietre communi fabricata, haverla lasciata, allegra, e luminosa di marmoro contesta. A niuna cosa più volontieri impiegava lo spirito, che à qualle, che conosceva essere necessarie per conservare, ordinare, & adornare la Città.
Le contrade, che oblique, e torte continuavano in diformità, le ridusse tutte in buona forma, gli portici, sostenuti con colonne di legno, e quelle anco essendo anguste, e basse, e che ristringevano le contrade, e quasi con perpetue tenebre impedivano la luce à chi passeggiava per la Città, fece tutte gettare à terra, e rovinare. Le medeme contrade per le continue ruine delli edificij piene di scaglie, e calcinazzo fece allargare, è pollire, & altre con nuove pietre accomodare, rendendole tutte con più minute, è dure pietre più sode, e ferme. L’acqua che da scoscese cime de Monti