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DELLE CRONICHE

DI TRENTO,

DI GIANO PIRRO PINCIO

LIBRO DECIMOQUARTO.

Dedicate all’Illustrissimo Signor Aliprando Clesio.


CC

esare allora, che da varij pensieri di si pericolosa guerra era agitatto, & da communi pericoli commosso, havrebbe volluto per quanto stava dal canto suo vivere più tosto col giuditio d’huomini giusti, e prudenti, che con l’armi, è trionfare più tosto con la pace, e con la gloria della Christianità, che con le straggi: perloche sentì non senza suo cordoglio, quanto stranamente dal Gallo venia diffamato, & n’haveva da diverse parti havuti indubitati avisi.

[Cesare contro sua voglia esce in campagna contro gli Francesi.] Certificato ancora delle conditioni inique, conoscendo altresi non comportare la di lui riputatione il far la pace con tanto pregiudicio, & e dispendio del proprio honore col Francese, sospirò essere contra sua voglia provocato, e di nuovo costretto à far guerra col Gallo, è contra Christiani, quali più volontieri havrebbe volsuto diffendere, che contrastare. Si vidde ad ogni modo constretto, svanita ogni speranza di pace, qual sommamente bramava, à prendere l’armi. Disputosi sopra ciò in voce, ma in darno. Perche era chiaro, che quando esso non havesse dato aiuto à Taurini, ò Piamontesi, il Re di Francia si sarebbe avanzato nella pianura di là dal Pò, e superati gli Milanesi, già d’ogni intorno circondati, si sarebbe impadronito di tutta l’Italia, e le Città confederate col Sacro Romano Imperio. E ramentando le cose