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Libro Primo. 13

mico lei solo morta, n’haverebbe riportata la vittoria, in lei tutti siamo morti, non teniamo la vittoria in mano, stiamo con speranza, non habbiamo certezza, potiamo perdere, cosa sarebbe di noi cadendo in Campo la Maestà vostra? non sarebbono tormenti à quali non ci esponesse Alachio, esercitarebbe in noi ogni sua crudeltà, & li Longobardi per tanto tempo vincitori ristarebbono à suo mal grado servi d’un Tirano. Sire m’è sovenuto un pensiero, m’è caduto in animo d’andar io in battaglia, d’esporre la mia vita per la salute universale, per la diffesa della di lei Real Maestà, mi voglio fingere Re, voglio vestirmi le sue armi, addobarmi de suoi Reggij ornamenti, prendere quella celata, quel elmo, quelli chiomanti penachi, quella corazza, quelle gambiere (se si contenta, & non reputi cosa prosontuota) di tutte queste & d’ogni apparato Reggio mi vo vestire. Andarò così in battaglia portato dal Cavallo Reggio in ornamenti ordinarij, sarò creduto Re, mi seguirano le squadre, combaterò frà gli primi, abbatterò con la spada l’istesso Alacbio: Vedendomi creduto Re gli Soldati tanto fieramente frà pericoli combattere s’inanimarano, stimarano cosa vituperosa l’abbandonarmi, si spingerano con animo allegro & intrepido frà le dense squadre del nemico. Se io poi (permettendelo Dio) restarò in campo morto sarà stata cosa ben constderata, utile & dovuta l’esser morto per lei, in cui solo tutti viviamo, spero però, occorendo io morire, sentirà non esser morto senza prima haver fatte le vendette, haver lasciata vittoria sanguinosa all’inimico, lasciarò memoria delle mie prodezze.

Potrà in tal caso la Maestà vostra creduta morta subito reparare l’Esercito havendo patito notabile danno, fresco di forze andar nuovamente ad assalire l’inimico fiaco. Se Dio poi concedesse la vittoria, mi riconducessi alla di lei presenza trionfante, il che spero, sarà maggior gloria di Sua Maestà l’haver vinto per mezzo d’un suo ministro, che se personalmente si fusse armato è postosi frà nemici, e come è suo ordinario havere valorosissimamente combatuto, tanto disse il Diacono. Non v’era chi potesse persuadere il Re à tal stratagema, strepitava ciò non potersi che con infamia, con macchia considerabile del suo nome, del suo posto, della sua dignità, l’havrebbono trattato codardo, & pusilanime, haverebbon detto seguir solo il commodo, ne pericoli commettere le cose à ministri, tutti l’havrebbono sgridato, la sua fama non comportare simili mancamenti, il nome di Cuniperto non esser astretto à simili vituperij, ne gl’interessi del Regno, ne quanto sperare