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358 | Delle Croniche di Trento |
tendevano, ostinati doversi per ogni raggione il Regno iniquamente, è per inganni occupato, restituire al Re de Romani, non poter quello con sua reputatione passar à occhi chiusi cotanta ingiuria: [Dispareri intorno il Ducato di Wirtimberga.] Haver esso, convenuto con Svevi, dalli medemi ricevuto quel Ducato, quali ingiustamente provocati, per haver il Duca contra ogni raggione di guerra presa à forza d’arme la Città di Reitlinga sua confederata, l’havevano meritamente scacciato dal suo dominio, e conseguito quanto bramavano consegnarono, come frà di loro fù pattegiato, il Ducato, che con buona raggione di guerra l’havevano acquistato al Re de Romani, quale poi nelle divistioni fraterne cascò in possesso di Ferdinando.
Il Duca essendosi servito contra Ferdinando della fatione Francese, da quali haveva dimandati soccorsi, haver contra di se provocati à sdegno gli animi de molti. Non mancare al Re forze, ne coraggio per diffendere le cose sue.
Quando anco il Duca le havesse giudicate sue non doveva usar forza, ne inganno ma (il che è cosa degna d’huomo) con raggioni disputare la sua causa Questi Prencipi non permettono sij fatta ingiuria ad alcuno. Devesi prima repettere quanto si pretende fà di bisogno osservare le raggioni di guerra, ne avanti precipitosi uscir in campagna, che haver debitamente esequito, quanto conviene. Si fan le guerre per vivere senza ingiuria in pace. Deve l’huomo prudente tentar con buoni consegli tutte le cose, prima di venire all’armi per conseguirle. Il Re ritrovarsi pronto per dargli tempo d’espurgarsi, e liberamente dare à ciascuno quanto sarà giudicato suo, haver egli benissimo appreso il dominare non meno se medemo che altri. Essere il Duca per conseguire maggiori cose, con le preghiere, che con la forza, è deposte l’armi haver egli campo più ampio, per ritornar in gratia, ed amicitia del Re.
[Diverse opinioni proposte.] Gli altri all’incontro, che intrapresa havevano la causa del Duca, contradicevano: esageravano esser stato scacciato con violenza dal proprio Ducato, per lungo tempo bandito, lungamente esser dimorato in Francia profugo, haversi da per se con l’armi fatta la strada al scetro, rihavuto senza offender alcuno il suo, esser in qual si vogli modo à ciascuno lecito ricuperare quello, che se gli appartiene, è massime all’hora, quando più bella se gli appresenta l’opportunità, essendo pazzia non mediocre il transcurarla.
Altri frà queste controversiè s’affaticavano con preghiere radolcire l’animo sdegnato del Re, giustificare in qualche modo il