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356 | Delle Croniche di Trento |
qualche anno ben tratatto, è speranzato d’ogni aiuto, per essere rimesso nell’antico suo Dominio, è finalmente scorgendo ciò essere suo interesse, trattò di rimetterlo in possesso. Ne mancò per maggiormente facilitare l’impresa di sollicitare, in favore del Duca, il Lantgravio d’Assia, & altri Prencipi della Germania, & in effetto con promesse, è doni coruppe gl’animi de molti.
Ciò dal Re de Romani inteso, & assieme spiate tutte le machine, è stratageme, che contra la sua real persona tramavano gli Francesi, acciò il Ducato di Wirtimberga, che da Svevi gli fù per conventione ceduto, non restasse sorpreso, e per frode, & inganni da quelli occupato, giudicò bene havere un forbito Esercito in pronto; [Congresso in Boemia.] Quindi tenuto à tal fine consiglio, sollicitò, col proporgli la grave urgenza, gli animi de Boemi, fù più volte sentito circa questi particolari, & con gran prontezza gli promisero in sua diffesa ogni possibil aiuto.
Mentre in Boemia si maneggiavano cotali interessi, il Lantgravio, & altri Prencipi della Germania, suoi confederati, ammassarono di diverse parti gente, & ad instanza del Re di Francia uscirono con l’armata in Campagna. Giudicarono molti à principio si fussero mossi per soccorrere la Città di Manastario, in quei giorni presa da suoi. [Controversie circa il Ducato di Wirtimberga.] Imperoche gli Anabbatisti, che dal loro Prencipe ribellati, eletosi di propria auttorità il Re, amatori di novità, e desiderosi di novello modo di governare havevano con lor vituperio scacciato dalla sua sede il lor Vescovo, ma piegando col grosso alla volta di Wirtimberga restaron à tutti manifesti gli lor disegni.
All’hora Ferdinando spedì molti de suoi Capitani in diverse parti per unire le genti, è radunare le squadre, acciò le conducessero à frontiera del nemico. Ma, non ostante havessero arrolati, e scritti molte migliaia de Soldati, furon giudicati inferiori, è manchevoli di gran lunga à compir un formato Esercito.
Mentre così tardi, e lentamente tiravano avanti le lor cose, sopravene nuova, che l’inimico dsenza verun contrasto di già era entrato gli confini di quel Ducato, che haveva conservato illeso da saccomani tutto il Territorio, senza essere alcuno daneggiato, che gli paesani non havevano pur frà le mura voluto combattere, manco aspettare che almeno la Città pericolasse, ò pure che cominciassero gli nemici à scorrere il paese, che senza assedio, ò pericolo di morte, e senza gustare minimo disaggio di fame ò ferro, ma à pena lasciatosi veder l’inimico frà gli loro confini, volon-