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Libro Primo. 11

publicamente si diceva, che quelli mandavano considerabili soccorsi di gente à Cuniperto Re de Longobardi, s’imboscò (per questo) nella selva Capulana appresso il ponte del fiume Liquentio, con puochi de suoi de più valenuti, & assalendo gli Furlani alla sprovista, mentre passavano senza ordine gli sorprese, & in un medemo [Furlani superati.] tempo gli ridusse in suo potere, constringendoli oltra ciò giurar fedeltà alla sua persona.

Hebbe dall’Austria gente valorosa, chiamò delli suoi Trentini la più bella, & elletta Gioventù, il fiore di tutta la forza dell’Esercito. [Alachio assetta l’Esercito] Confederò & aggiunse à questi molte altre Città parte, con promesse, parte con minacie per provedere à qualsivoglia pericoloso essito gli potesse succedere. Di questi aiuti, & gente d’armi, adunate d’ogni parte, rinforzato, tutto animoso si portò all’inimico.

Dall’altro canto Cuniperto sapendo le trame, & quanto andava machinando l’animo feroce d’Alachio, subito commandò le Cernide, dalle quali in breve ammassato da tutte le parti del suo Regno un numeroso Esercito, lo condusse fuori di Pavia, per incontrar [Cuniperto Re vene con l’Esercito contra Alachio] Alachio, qual gli veniva alla volta; s’accampò nella Campagna Corovata. Poi non volendo esporre al maccello tanta gente, condotta sotto gli stendardi di due Prencipi, mandò à sfidare à [Cuniperto provoca Alachio a singolar certame] duello Alachio. Non accettò questo l’invito, giudicò cosa da pazzo, non gloriosa, sommetersi à pericolo d’una vittoria tanto incerta, lasciato un eggregio fatto d’arme. Rispose esser manco male restassero in campo tutti morti purche solo potesse scaparla, che ciò non potendo essere, voler più presto con gli altri lasciarvi la vita, che à vista d’ambi li Eserciti, à voglia della fortuna, capital nemica della virtù, arbitrio delli huomini, combattere solo con solo, & vinto dall’inimico alla di lui presenza spirar l’arabbiata anima. Esser cosa convenevole combattere tutti, & mettere tutti à rischio la vita, per diffesa di tutto il corpo della republica. Un soldato, huomo di nobil sangue chiamato Tusco esortò Alachio al duello, disse esser cosa men degna d’un Re valoroso, & perito nell’arte militare, quale egli stimano era il recusare se non fosse che per la dignità Regia si honorato invito. In tal guisa potersi scaciare gli Longobardi dall’Imperio, senza sangue, senza strage del popolo, finirsi la guerra col solo pericolo d’uno, & levato di vita Cuniperto farsi aperta la strada al Regno. S’adirò à cotali parole Alachio, & guardando con occhio torbido il soldato, alzata la voce predicò [Fortezza di Cuniperto.] Cuniperto esser huomo gagliardissimo, feroce, & animoso, egli benche datto al vino, & ubriaco, haver lo stesso ciò esperimenta-