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346 | Delle Croniche di Trento |
più remote spiagge del paese, e più oltre sino al Fiume Enso, così volgarmente chiamato, non molto lontano da Linzz, ove si ritrovavano quelli gran Prencipi, questo col suo rapido corso tenè in freno, e ralentò alquanto la temeraria licenza de Turchi, che non con titolo di giusta guerra, ma con animo solo di rubbare, è rovinare tanto avanti s’eran inoltrati.
[Vien serrato il passo alla Cavalleria.] Mentre stavano così al depredare intenti, Cesare per sovraprenderli, e con lor maggior incautezza tirargli in rete, commandò, che Federico Conte Palatino, Capitano delle squadre assoldate dalla Germania, occupasse alla lor schena gli stretti passi de scozzosi Monti, & impedisce à Turchi la strada, e regresso alli lor paesi. Non badò punto il Conte, ma incontanente con la sua fiorita gioventù, è Cavalleria di Ferdinando Re de Romani chiuse alli armati le strade, e serò tutti gli passi. Gli Turchi, che festeggianti ritornavano dalli bottini, gionti alla Selva di là da Città nuova, viddero gli luoghi, per quali erano passati, occupati d’ogni intorno da nemici, conseguentemente conobbero essergli tolta ogni speranza di ritorno, se che facilmente s’accorsero convenirgli ò miseramente ne paesi de nemici morire, ò con la spada in mano farsi valorosamente per mezzo delle squadre nemiche la strada.
Tardi però s’avvidero, che vinti dalla lor temerità, erano precipitosamente condotti nelli aguati, non sapevano à qual luogo, ò partito rivolgersi, volendo combatere era con loro gran svantaggio per la difficoltà del luogo, che più tosto richiedeva il valore di Fantaria, che di Cavalleria. Farsi la strada per forza era impossibile. Negli Turchi, (che con le loro crudeltà, è rapine s’havevan con ogni ragione provocato l’odio de Christiani, impediti gli viveri à lor necessarij, in Regni nemichi abbandonati d’ogni aiuto) havrebbon, circondati da armati, Eserciti potuto durar molto. La dove conclusero, che dovendo morire, era maglio il farlo combattendo, esser anco più convenevole, mentre eran ancor vigorosi, diffendere con le spade le lor vite, che rendersi, e servire, come giumenti à Christiani, quali con tanti lor oltraggi se gli havevano resi nemici. Et acciò quelli superbi Cavalli, che per il solo lor uso eran stati nodriti, e con singolar cura cercati, e condotti colà, non venisero, à lor proprio danno, è rovina in potere de Christiani, deliberarono d’amazzargli. Smontarono perciò tutti, & ancorche arrabbiassero, & infellonissero d’esser gionti à segno tale di disperatione, in dover di propria mano uccidere