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314 | Delle Croniche di Trento |
giuriamo, che frà tante miserie de tuoi benche nel profondo delle miserie, però sviscerati sudditi, (dalla cui industria, è sudori viene puranche sostenuta la Città) vogli con opportuni consigli provedere, acciò le genti barbare non facino incursioni, e invadino il Territorio Trentino, dessolato, & essausto de Agricoltori. Accrescerai maggiormente la tua fama, se per tua benignità, e gratia ci sarà restituito, quanto da iniqui, e malvaggi huomini ci fù involato. Mà dirai, e stata cosa troppo vituperosa l’haver prese l’armi contra la Republica.
Già dicessimo che non prendessimo l’armi contra la Patria, fù solo nostro pensiero rimovere dalla Città, e precipitar quelli, che ci impediscono l’istesso naturale vivere, & il coltivare con rusticani stromenti la terra. Sù hai raggione, habbiamo, tratti da frenesia, pecato, fatti tutti gli mali che ci impongono gli nostri nemici, ad ogni modo non hà havuto la Republica dalla nostra pazzia tanto danno, quanto commodo, e honore altre volte, quando gli nemici mossero guerra al Trentino, perche quando, assediata la Città, se ne stavano gli Cittadini frà le mura rachiusi, tutti tremanti, all’hora noi prendessimo l’armi, e per liberar la Città facessimo cose degne d’eterna memoria.
Dunque acciò non resti più radicato nella tua memoria questo nostro ultimo, per ignoranza, comesso mancamento, che quanto, che altre volte con piena determinatione, e scienza facessimo à prò della Città, considera quello che più è conforme alla tua dignità, animi alti son più inclinati al beneficare, che alle vendete, più ramentano gli beneficij, che l’ingiurie. Fà ti preghiamo, che non habbi in Te più radice la temerità de Villani, che la conditione della tua dignità, non lasciar macchia alla tua reputatione, non permettere mai si possi dire, che habbi havuto più riguardo alla colera, che alla tua fama, habbi più condonato allo sdegno, che alla tua gloria.
Gli Prencipi grandi cercan immortalarsi col remettere l’ingiurie. Quindi tù, che vivi in alto seggio, quanto maggiormente gli Dei t’han inalzato, tanto con maggior dolcezza, e piacevolezza ci deve trattare. Si da alla fortuna, ciò che si da à poveri meschini, e proverbio volgare; Habbiam deposte l’armi, siamo venuti genuflessi. Non cercamo Castelli, Vescovati, ne commandi, come falsamente siamo imposturati, & accusati da chi malamente intende, & non vuol ricevere alcuna sodisfatione: non pretendiamo sijno da noi governate le Città, come cre-